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Wolfmother – Victorious

2016 - Universal
stoner / psych

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Tracklist

01. The Love that You Give
02. Victorious
03. Baroness
04. Pretty Peggy
05. City Lights
06. The Simple Life
07. Best of a Bad Situation
08. Gypsy Caravan
09. Happy Face
10. Eye of the Beholder

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Non hanno più bisogno di presentazioni i Wolfmother, band australiana giunta alla quarta fatica discografica con la responsabilità di dover cancellare un passato recente incolore, a causa di quel “New Crown” che ha rappresentato un improvviso passo indietro dopo l’exploit degli inizi, quando la doppietta “Wolfmother”-“Cosmic Egg” aveva consacrato una formazione capace di produrre veri e propri inni del rock degli anni zero. L’assenza di Chris Ross e Myles Heskett pesa e non poco sull’identità di una band sempre più ancorata al suo leader, quell’Andrew Stockdale che ha suonato praticamente tutto tranne la batteria.

“Victorious” è stato realizzato con l’aiuto di Brendan O’Brien, un uomo con un passato ricco di collaborazioni illustri. È così che i Wolfmother tornano a fare i Wolfmother: i primi due dischi restano lontani, ma “Victorious” rappresenta  una provvidenziale inversione di tendenza dopo un periodo non troppo incoraggiante. “The Love That You Give” spinge subito sull’acceleratore: gli echi settantiani, vero e proprio marchio di fabbrica di Stockdale e compagni, tornano forti con uno stoner imperniato intorno a un riffing aggressivo e un passo pesante parzialmente attenuato da un ritornello coinvolgente. Queste stesse caratteristiche sono rinvenibili anche in una titletrack ispiratissima e impreziosita da un perfetto crescendo di chitarra firmato Stockdale, che riporta alla mente l’urgenza dei primi due lavori della band. Il resto del disco ha un andamento decisamente meno lineare, con “Baroness” non si mantiene sugli stessi livelli a causa di un chorus che non funziona come dovrebbe e di una ridondanza esagerata, che conferisce un’inadatta coloritura pop al pezzo. “Pretty Peggy” è una parentesi interessante, un brano con cui instaurare un rapporto di amore-odio, una ballata folkeggiante dal fortissimo sapore vintage, importante novità di questo “Victorious”, capace di raccontarci un altro lato di Stockdale, impeccabile anche quando non c’è da gridare. Dopo “Pretty Peggy” arrivano tre pezzi che non sembrano essere esattamente a fuoco: prima la strokesiana “City Lights”, poi la buona ma non brillantissima “The Simple Life” , nonostante un finale nervoso e un incedere da headbanging sfrenato. “Best Of A Bad Situation”, invece, è il pezzo più debole del lotto, a causa del suo pop rock incerto, fortunatamente subito superato da un finale all’altezza: prima il singolone “Gypsy Caravan”, con liriche ispirate, una batteria che martella e una chitarra che con le sue distorsioni e i suoi riff violenti riporta alla mente i Wolfmother che furono, poi la più sperimentale “Happy Face” e, alla fine, “The Eye Of The Beholder” chiude in maniera più che dignitosa il disco con frequenti cambi di ritmo, altro stilema della band.

“Victorious” convince a tratti, ma fuga tutti i ragionevoli dubbi alimentati da “New Crown”. Ci si poteva aspettare qualcosa in più, ma lo Stockdale-centrismo della band, in questo caso, regala buone sensazioni.

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