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The Black Queen – Fever Daydream

2016 - Autoproduzione
elettronica

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Tracklist

01.Now, When I’m This
02.Ice To Never
03.The End Where We Start
04.Secret Scream
05.Maybe We Should/Non-Consent
06.Distanced
07.Strange Quark
08.That Death Cannot Touch
09.Taman Shud
10.Apocalypse Morning

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Decisamente tra i progetti alternativi di maggior interesse spuntati negli ultimi tempi, i The Black Queen  riuniscono tre persone legate dall’amore per un determinato tipo di sound che mai avrebbero la possibilità di replicare nei rispettivi gruppi dove militano.

Da una parte Greg Puciato dei Dillinger Escape Plan alla voce, ai sintetizzatori Joshua Estis dei Telefon Tel Aviv e Steven Alexander: lecito dunque aspettarsi atmosfere glaciali e oscure che incorniciano testi strappalacrime. E su questo Fever Daydream mantiene alla grande, prendendo in prestito alcune pagine dal vocabolario elettronico anni ’80, svecchiandole con una sensibilità moderna e una scrittura sempre piuttosto attenta. La cosa emerge subito nel singolo Ice to Never , dove i nostri fondono l’elettronica aggressiva ricalcata sullo stile eighties di progetti come Perturbator con un andazzo malinconico a la Depeche Mode. Sfortunatamente il risultato non è esaltante come potrebbe sembrare sulla carta, ma risulta comunque decisamente piacevole.
Molto meglio, specialmente a livello puramente atmosferico, The End Where We Start, dove i nostri virano talmente sul pop da poter fare concorrenza a The Weeknd, un pezzo forse meno curato di quanto avrebbe meritato eppure talmente pieno di emozioni da essere impossibile da ignorare.
Secret Scream parte come fosse una b-side di Some Great Reward e poi avanza ricordando non poco i… ehm… devo proprio dirlo? Sì, i Foreigner insomma, ve li ricordate? Ammetto che accostare questi ai Dillinger Escape Plan in un singolo articolo è una di quelle cose che difficilmente mi sarei aspettato di fare nella vita. Vabbè, comunque, in tre parole: ballabile, orecchiabile, ottima.
Il miglior pezzo dell’album, invece, è sicuramente Distanced, un misto di oscurità, romanticismo e inquietudine, portato avanti da Puciato che alterna sussurri e strilli su un substrato di beats neri e distanti echi di synth che richiamano quasi i Cure dell’epoca Disintegration.

Come primo lavoro, Fever Daydream riesce a convincere della bontà dell’idea dei tre, andando a ripescare una nostalgia e un sound oggi fin troppo dimenticato, con una scrittura di buon livello e delle emozioni che riescono a suonare sincere. Certo, per il futuro è lecito aspettarsi qualcosa in più.

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