Si chiude un cerchio nella lunga avventura discografica della tribù di West Grove, Pennsylvania. Un cerchio tracciato alla radice stessa della band, nel lontano 2001, quando il debutto del combo, l’originale Psychedelic Swamp, restò solo un eccellente e limitata autoproduzione. Che oggi viene ripescata dalla melma allucinogena degli archivi e riarrangiata, ricostruita ed aggiornata. Nel frattempo la gang aveva più volte cambiato pelle ed etichetta, aveva tirato a lucido quella patina retrò da tardi sixties, e sfornato alcuni begli artefatti di modernariato psichedelico.
Sulla carta potrebbe sembrare il classico fondo del barile da raschiare con cura, in realtà i pezzi scritti in un momento di chiaro furore creativo appaiono freschi e ingenui. Ma il lifting non sempre passa inosservato e le mirabili distorsioni tra Electric Prunes, Seeds e Ozric Tentacles da 3 minuti, travestiti da band al gran ballo di fine anno, mancano spesso della schiettezza e dell’ironia di rigorosi neo fricchettoni stile Camper Van Beethoven, rimanendo in un limbo dove non è facile discernere la genuina ispirazione dall’attento restauro artificiale. Ma alla fine, chi se ne cura… Quella malcelata malinconia di fondo, quel languore dolciastro di hashish e sogno saranno anche viziati da arrangiamenti posticci, ma regalano pur sempre una mezz’oretta di innocente digressione floreale nell’alternative più naif e spaziale.
Paradossalmente, un buon inizio per chi non ha familiarità con la band.