A fine aprile di quest’anno gli Est-Egò hanno debuttato con un notevole mini concept omonimo di grande atmosfera… post rock? Space rock? Una spruzzata di psichedelia? Ci interessa davvero definirla? No, davvero. Ciò che importa è che ci troviamo al cospetto di un lavoro bello, curato negli arrangiamenti e profondo.
Gli Est-Egò si formano a Torino nel 2015 e sono composti da: Davide Invena (chitarra e voce), Nicolò Capece (basso e voce), Fabrizio Dell’Aiera (chitarra), Marco Taverniti (batteria). Con questo concept, la band dimostra personalità ed eleganza, facendo propri squarci ad effetto e suoni rarefatti per un risultato ricco, in bilico tra echi spaziali e momenti quasi mistici. Passando ad un’analisi più approfondita dei cinque brani, il lavoro si apre con ‘Rinascente’… e che apertura! Un rincorrersi tra voci e chitarre delicate in splendido contrasto con la forza della batteria. ‘Dortmund’ – invece – è gestita su due piani: una partenza quasi in sordina per poi aprirsi completamente su un finale mozzafiato. Terzo brano strumentale è ‘Pangea Pit’, per passare al momento forse più emozionante del concept: ‘Ejkilgan’. Una trama forte, fatta di intrecci di grande apertura, ma il richiamo ai Sigur Ros dura solo un istante, è alla grande narrativa nordica che vola il pensiero, con suoni che evocano paesaggi maestosi, inquieti e capaci di colpire dritti all’anima.
Dopo tanta bellezza, l’album si chiude con ‘Andersen’: ottimo finale, fatto di ritmi eterogenei – ma in ottimo amalgama – sia nelle melodie sia nel cantato.