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Novembre – Ursa

2016 - Peaceville Records
gothic / doom / metal

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Tracklist

01. Australis
02. The Rose
03. Umana
04. Easter
05. URSA
06. Oceans Of Afternoons
07. Annoluce
08. Agathae
09. Bremen>
10. Fin

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And I’ll stay till the morning will come”: recita così l’ultima frase di una delle migliori canzoni del nuovo lavoro dei Novembre, quella “Oceans of Afternoon” in cui il lento onirico incedere si sublima in un finale di progressiva contaminazione artistica di ottima qualità, con il climax di un sassofono che si incastona perfettamente nell’ambientazione sonora. E l’alba del nuovo giorno è finalmente arrivata per i tantissimi fan del gruppo romano, anche se l’attesa è stata lunga (nove anni sono trascorsi da quel capolavoro di The Blue) e non priva di scossoni emozionali come l’uscita di Giuseppe Orlando, una delle anime compositive dei Novembre, sostituito dietro le pelli da David Folchitto degli Stormlord.

Ritorna quindi sulla scena uno dei gruppi più influenti del panorama italiano, riemerge da un nebuloso oblio e si scontra con le attese derivanti da un passato pesante, sempre presente, esattamente come quando ritrovi per strada un contatto disperso, attanagliato dal timore di vederlo ancorato alla propria storia, immobile e statuario, non evoluto.
Bastano però pochi secondi della opener “Australis” per riconoscere immediatamente il sound di questi vecchi amici: la lamentosa apertura vocale di Carmelo Orlando è sempre spaventosamente a suo agio nei passaggi aggressivi di growl ed incornicia un lavoro di chitarre che disegnano ancora una volta fluenti melodie gotiche miste a decadenti litanie post-rock.
Il tema di URSA è principalmente centrato sull’opera orwelliana “La Fattoria degli Animali” e descrive una visione futura in cui l’umanità verrà mortalmente schiacciata e oppressa dalle proprie etiche mancanze; il concetto è perfettamente esasperato dalle alternate violentissime sfuriate (quanto pesa, il potente blast beat di Agathae) in cui i Novembre mostrano padronanza assoluta di ritmi forse mai così umorali, passando da influenze progressive a rimandi folk-popolari di sud-italica reminescenza.
Quello che viene in parte inghiottito da un suono non sempre pulito e ben definito , diverso dai canoni odierni (proprio per questo, un marchio di fabbrica) viene restituito da alcuni notevoli assoli di chitarra e da una vena compositiva che specie nella prima parte dell’opera ha il suo picco creativo, particolarmente nelle track “The Rose” e “URSA”.

Gli anni di attesa e di fervida speranza hanno certamente sublimato e accresciuto la passione tra i fan del gruppo romano e della loro composizione musicale: è certo che chi li riconosce ed apprezza per quanto hanno saputo creare nel genere, ritroverà in URSA tutti i tratti somatici familiari pur in un’opera coerente con le influenze artistiche moderne del prog-death metal, un ramo della boscaglia metal a cui i Novembre continuano a dare lustro, con i propri tempi e la propria innegabile oscura decadente originalità.

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