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M83 – Junk

2016 - Mute Records
pop / elettronica

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Tracklist

01 Do It, Try It
02 Go! [ft. Mai Lan]
03 Walkway Blues [ft. Jordan Lawlor]
04 Bibi the Dog [ft. Mai Lan]
05 Moon Crystal
06 For the Kids [ft. Susanne Sundfør]
07 Solitude
08 The Wizard
09 Laser Gun [ft. Mai Lan]
10 Road Blaster
11 Tension
12 Atlantique Sud [ft. Mai Lan]
13 Time Wind [ft. Beck]
14 Ludivine
15 Sunday Night 1987

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Arriva un momento, nella carriera di un artista, in cui si getta lo sguardo indietro, assai più indietro di quanto la memoria possa arrivare ad immagazzinare, per riproporre esperienze che la quotidianità di questo tuffo nel passato ha impresso da qualche parte, senza tuttavia, averle direttamente vissute. In qualche archivio.

Il progetto M83 di questo Junk ha riportato con sé la prova del viaggio a ritroso, senza nascondere, più o meno, nulla riguardo questa scelta. Junk è un disco dai contorni sonori vintage. Una sorta di “atto” che documenta il momento che vive il progetto di Anthony Gonzales, che ha passato i mesi scorsi, oltre che ad impegnarsi nel dare un senso al lavoro da svolgere in studio, anche a perdere del tempo prezioso nel dare una quadratura agli M83, che perdevano pezzi da una parte e ne trovavano di nuovi dall’altra. Allora viene giustificata in maniera piuttosto inequivocabile questa scelta di abbozzare più stili (certe volte sembrano anche tre o quattro) per qualcosa che sembra uscito da un concorso per volti nuovi del cinema e dello spettacolo. Se fosse stato, però, qualcosa di superficiale e di “anonimo” avrei usato altri toni. Junk è singolarmente piacevole ed orecchiabile in molte delle sue componenti. Quindici piccoli pezzi di storia di un periodo (un arco temporale piuttosto ampio, musicalmente parlando) celebrato da tutto il mondo della musica ma mai valutato per la sua reale carica creativa. Oggi i più sofisticati lo chiamano dream pop, e non è un caso che tutti questi semplicissimi orpelli sonori, electro o meno, che riempiono il disco, riescano bene ad un gruppo nato in una nazione che, forse, più di ogni altra in Europa, ha avuto un legame così forte con l’ambiente pop/disco degli anni ‘70. Come critico non posso non rimproverare agli M83 una imbarazzante scelta nei singoli da estrarre da Junk.

Perché non prendere le parti più marcatamente vintage di questo disco? Perché voler mostrare un volto che non è quello reale del resto del lavoro e mandare in avanscoperta “Do It, Try It”, “Go”, questo “salvato” dalla presenza mai fuori luogo di Mai Lan e “Solitude”, tra i tre quello più facilmente decifrabile e spendibile come ouverture di qualsiasi cosa (ma mai come singolo brani così!)? Sarebbe stato più semplice porre l’ascoltatore nelle vicinanze di un banchetto imbandito con la strumentale “Moon Crystal”, non un singolo, ok, ma così limpido e semplice che quasi ti viene voglia di girare un remake, un sequel o un prequel di Magnum P.I. o Riptide per piazzarlo come colonna sonora di qualsiasi puntata o trailer.
In quindici tracce ci sono, come è ovvio che sia, anche alcune topiche come “Atlantique Sud”, troppo pianoforte, cantato in un francese che rende così moscia la linea vocale, aumenta la noia ed impone il cambio dopo dieci secondi o giù di lì. Il brano simbolo di questo disco non può che essere “Time Wind”, registrato insieme a Beck, tanto per spiegare perché proprio questo dovrebbe rappresentare Junk.

Viene naturale porsi qualche interrogativo: Junk è il risultato della trasformazione piuttosto evidente che gli M83 hanno cominciato nel 2008 con Saturday=Youth? È il risultato della condizione “magmatica” di questo progetto? Oppure è un prodotto fine a se stesso, nato tanto per riempire una casella vuota dai tempi di Hurry Up, We’re Dreaming, di cinque anni fa? Se la risposta sta nell’ultima opzione, caro Gonzales, beh, con Junk hai avuto davvero gran culo.

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