La vita di Giacomo Leopardi; poeta, filosofo e libero pensatore irruento e ribelle narrata partendo dall’infanzia sino alla prematura scomparsa, a nemmeno quarant’anni, a causa di una salute molto cagionevole.
Elio Germano si trasforma nel ribelle Giacomo Leopardi, una trasformazione totale e imbarazzante per la precisione con la quale viene posta in essere, Mario Martone lo costringe difatti a uno sforzo immane nel tentativo di assumere le medesime fattezze e difficoltà motorie dell’autore dello Zibaldone e in presenza di tutto il suo pessimismo capace immediatamente di tramutarsi in poesia, pensieri innovativi riguardanti la concezione dubitativa dell’esistenza umana. Ad affiancare Germano, sul quale poggia buona parte della pellicola, un Massimo Popolizio nel ruolo dell’austero padre di Giacomo: Monaldo, intellettuale devoto e coercitivo verso uno studio che avrebbe potuto portare la già precaria salute del figlio maggiore a peggiorare ulteriormente. Martone dal canto proprio aggiunge un’abilità non indifferente nel tentativo di fotografare l’etica e l’epopea Leopardiana rivista tra discorsi colti e sullo sfondo di una Recanati intravista fra le volte di una biblioteca dalle proporzioni Alessandrine, così come tutte le lente peregrinazioni Leopardiane che mai si concedono, o quasi, a vedute in esterna se non per inneggiare alle forze della natura in maniera aulica.
Piacerà anche a chi di Leopardi mantiene un ricordo meramente scolastico e che qui è invece fotografato nella sua veste maggiormente terrena e sempre senza escluderne l’importanza delle opere.