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The Claypool Lennon Delirium – Monolith Of Phobos

2016 - ATO Records
rock / psych / sperimentale

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Tracklist

01. The Monolith of Phobos
02. Cricket And The Genie (Movement I, The Delirium)
03. Cricket And The Genie (Movement II, Oratorio Di Cricket)
04. Mr. Wright
05. Boomerang Baby
06. Breath of a Salesman
07. Captain Lariat
08. Ohmerica
09. Oxycontin Girl
10. Bubbles Burst
11. There’s No Underwear In Space

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L’assoluta mancanza di limiti di Les Claypool ha aperto, negli anni, una sequela infinita di strade più o meno interessanti, ma tutte quante di livello sicuramente altissimo. All’alba del 2016 un nuovo sentiero viene battuto questa volta al fianco di un signore altrettanto anomalo anche se molto meno prolifico/prolisso. Questo signore è Sean Lennon, eminente figlio d’arte ma anche fine psicotico in musica, tra Cibo Matto, The Ghost Of A Saber Tooth Tiger e solisti di notevole bellezza. Cosa può uscire da due teste così diverse ma al contempo così vicine nel proprio esser turbate? Un The Claypool Lennon Delirium dal quale scaturisce “Monolith Of Phobos” un disco che, fosse uscito nel ’94, oggi sarebbe considerato un masterpiece della malattia psych-rock-indie, invece ci accontenteremo di vederlo come un “piccolo gioiello” e, probabilmente, data la propensione di Les di prendere e lasciare i progetti musicali per menar dietro al disastro che permea la sua mente di pescatore impazzito, meteora in questi anni di anemia musicale.

Prendetevi dunque il vostro tempo per ascoltare gli undici brani dell’album ma anche per leggerne i testi, senza i quali finireste per perdervi un tassello importante della faccenda, e so perfettamente che già ascoltare vi costi la fatica di staccarvi dai vostri cazzo di smartphone, chissà leggere, ma fatevelo ‘sto cazzo di piacere, una volta tanto. Lo scambio tra Claypool e Lennon è totale: è il disco più “pop” di mr. Primus e quello più storto e “pesante” del figlio di sir John. La doppietta “Cricket And The Genie” è qualcosa di frustrante, tanti sono gli elementi pressati all’interno dei due movimenti, su “(Movement I – The Delirium)” troviamo una bella melodia lineare, una storia assurda e delle bastonate di basso incattivite il giusto, invece in “(Movement II – Oratorio Di Cricket)” viene fuori tutto l’amore di Claypool per i giri di basso di Geezer Butler, infilando nello spazio un bel piombino doom che ti porta a fondo. Si torna alle origini funkadeliche del tutto con “Mr. Wright”, classico Claypooliano con tanto di basso che ammazza coadiuvato da un bel chitarrone solista in odor di anni Settanta, stesso vale per la feroce “Breath Of A Salesman” che pare prendere di mira gang, rapper e compagnia briscola, e lo fa con una classe e un’ironia taglienti degne del miglior Zappa. “Boomerang Baby” è una bella storiella indie-oriented su quanto dicevo sopra sugli smartphone, narrata con dovizia pop da Sean, leggera nella sua pesantezza di contenuti, così come per l’allucinante “Ohmerica” che riprende canti nativi e li immerge nello psych-pop più zuccherino, per indorare una pillola amara, quella della società americana, e lo fa molto meglio di tanti gruppetti hc in giro oggi. Il fantasma di Beefheart si palesa a cavallo dell’acido beatlesiano (ci ho provato a non tirarli in ballo ma qui è impossibile) di “Captain Lariat” ma ancor meglio sulla pazzesca ballad “Bubbles Burst“, capolavoro psichedelico da non prendere sotto gamba.

Fatto? Bene. In cuor mio spero che alcuni di voi apprezzino d’aver spento il telefono per dare una possibilità ad un disco davvero immenso nel suo esser “piccolo”. Gli altri, invece, possono tranquillamente tornare a mettere like alla più disparata immondizia.

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