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La Luna e Sei Soldi, di William Somerset Maugham

In questo romanzo William Somerset Maugham racconta la storia di Charles Strickland, un uomo che per amore della pittura lascia il solido mondo della sua città per quello assai meno rassicurante di Parigi, inizialmente, e di Tahiti, poi, dove trova la sua dimensione definitiva.

Il protagonista è un uomo taciturno, a tratti burbero, ma, sotto quel silenzio si cela un segreto. Strickland diventa un artista vagabondo alla ricerca della sua completezza che lo porterà all’orribile morte per lebbra. Da uomo d’affari a libero artista che segue corsi di pittura serali all’insaputa della moglie e che medita ogni giorno la sua fuga. Evade dal mondo borghese e vaga senza meta, in principio. Arrivato a Parigi, la patria simbolica di ogni artista dell’epoca vive quasi come un barbone, interessato solo ai suoi quadri che non riesce a vendere. Non ha rispetto per nessuno, né per l’amico scrittore, né per l’amico pittore Stroeve che lo accoglie malato in casa sua, né per la fidanzata di questi, Blanche , che seduce, sfrutta e abbandona. Lo scrittore raffigura un percorso di vita per certi versi anomalo: un uomo con un lavoro sicuro, con una vita stabile, che decide di abbandonare la propria quotidianità per immergersi in una vita diversa, una vita in cui è l’arte a farla da protagonista. L’autore si ispira per questa sua opera alla vita controversa del celebre pittore Gauguin (che potrebbe essere l’ alter ego di qualsiasi artista devoto alla bellezza). Un grande lavoro di scrittura, un testo coinvolgente, introspettivo che ci catapulta nell’avventura romanzata di Paul Gauguin e ne fa comprendere meglio i sentimenti , i pensieri e le sensazioni di uno dei più grandi artisti del passato. Nonostante le tragiche vicissitudini che l’uomo attraversa , come i numerosi pericoli, le malattie, la miseria, Strickland, non riesce a destare compassione nei lettori, ma bensì antipatia, perchè si mostra ad essi come un bruto, un negativo, una persona del tutto indifferente ed irrispettoso nei confronti di chi lo avvicina ma anche trasandato e non curante nell’aspetto, un uomo pronto a calpestare tutti e tutto, pur di raggiungere la sua meta, la sua Arte, l’incessante necessità artistica di dipingere. Come dice Maugham, questo è l’artista, questa sua vita sregolata è una delle tanti virtù che egli ha. E quindi, prendere o lasciare. Lo scrittore narra inoltre una biografia non lineare del pittore, ma ricostruita grazie alla conoscenza diretta del narratore con l’artista fin da quando viveva a Londra con la famiglia, sia grazie ai racconti di chi l’ha incontrato, lasciando al lettore il compito di trarre le conseguenze. Un romanzo, sì, ma soprattutto una lunga, appassionata riflessione su cos’è l’Arte.

In Strickland si concretizza l’artista in senso pieno, l’uomo che segue solo lo stimolo creativo e il desiderio di esprimere con l’Arte il suo mondo. Cos’è l’Arte? E cos’è la Bellezza? È questo il filo conduttore su cui si basa tutta la narrazione. Il protagonista si stabilisce infine in Polinesia, lontano dalle costrizioni del mondo industrializzato occidentale, e inizia a ritrarre quel Paradiso perduto e ritrovato. Quando il narratore raggiunge l’isola è troppo tardi: il pittore è già morto, e dagli isolani raccoglie le testimonianze sulla vita e l’opera del Strickland. Scopre che i suoi dipinti erano apprezzati sull’isola e che coltivava l’idea di una grande opera ultima, che ha dipinto fino all’ultimo istante di vita, disfatto dalla lebbra. E scopre, soprattutto, che la fenomenale opera ultima di Strickland, affrescata sulle pareti e sul tetto della capanna dove abitava con la giovanissima moglie indigena, è stata distrutta fra le fiamme con tutta l’abitazione su desiderio dell’artista stesso. Tutti dicono fosse stata un’opera meravigliosa, Bellezza allo stato puro. Perché distruggere ciò che doveva essere l’apice, l’idea di bellezza da tempo inseguita?

Un romanzo che coinvolge dalla prima all’ultima riga.

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Traduzione di Franco Salvatorelli
gli Adelphi
2013, 2ª ediz., pp. 240

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