Calembour – Pàtmos

Suoni acquatici e molecolari ci circondano nell’ultima opera dei Calembour, duo formato dalle compositrici e sound artist Laura Migliano e Giorgia Petri. Una traccia unica di 22 minuti, pubblicata dalla netlabel Studiolo Laps, etichetta che ormai ci ha abituato a insoliti formati musicali.

In Pàtmos è fortemente presente il concetto di rottura, frantumazione, allontanamento, nei confonti del quotidiano, nondimeno dalla tradizione musicale.
Patmos è un’isola dell’Egeo, appartenente all’arcipelago del Dodecaneso, famosa per essere il luogo di esilio in cui san Giovanni evangelista avrebbe scritto il suo Vangelo e l’Apocalisse. Al contrario dei Vangeli sinottici, focalizzati sulla predicazione del Regno di Dio da parte di Gesù, il quarto vangelo, quello di Giovanni, rompe con questa tradizione per approfondire la questione dell’identità del Cristo, identificato con il Logos divino, preesistente alla formazione del mondo e sottolineandone ripetutamente anche l’umanità.
Dunque una visione di questa opera potrebbe essere la rottura come umanità,
disgregarsi per ritrovarsi, annientarsi per guardarsi meglio.
Ascoltando questo lavoro non rimaniamo tranquilli e pacati sulla nostra poltrona, siamo elementi attivi di un viaggio travagliato.
Gli input che arrivano al nostro cervello sono molteplici e delle volte discordanti, ogni tanto si riconosce una voce o una traccia nascosta nel sottobosco di Pàtmos, come la voce di Carmelo Bene, distorta e magmatica, diventando opportunamente appoggio e guida per l’ascoltatore.

È in un certo senso un’opera della memoria, lavoro musicale che potrebbe essere tranquillamente affrontato nei corsi universitari di storia della musica con materiale bibliografico alla mano.