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Molotov D’Irpinia – Padrone E Sotto

2016 - iCompany
folk / rock

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Tracklist

1. Amore Nero
2. Lunga Vita Al Re
3. Mamma Mah!
4. Quello Che Le Televisioni Non Dicono
5. Ami(t)anto
6. Cella Numero Trentasette
7. Suona Ancora 2.0
8. A Uso Meridionale 2.0
9. Tatuaggio
10. Piraterie Musicali

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“Padrone e Sotto” è il titolo del terzo album del gruppo folk-rock Molotov d’Irpinia.
Come è facilmente intuibile dal loro nome si tratta di un gruppo made in Irpinia formato da Antonio Modano, Piero Buccella, Giuseppe Capobianco, Giovanni Famiglietti, Andrea Saldutti, Pietro Giusto, Franco Zarrella.

Una forte impronta irpina è presente anche nel titolo scelto per il loro ultimo album: “Padrone e Sotto”, si tratta infatti di un gioco di carte e di bevute alcoliche diffuso in Irpinia ed in gran parte del meridione. C’è però anche un significato sociale dietro il titolo dell’ultimo album, tipico dei brani dei Molotov,ovvero l’immagine di una società in cui c’è sempre chi agisce per i propri interessi e fa da “padrone” e chi invece è costretto a soccombere e “stare sotto”. Come nel gioco “Padrone e sotto” c’è sempre chi “beve” e chi perde e resta a guardare.

L’ultimo lavoro dei Molotov d’Irpinia è stato registrato presso lo studio Fonoprint di Bologna e vede undici tracce dall’impronta rock-folk che da sempre contraddistingue il giovane gruppo.
Protagonisti di “Padrone e Sotto” sono ritmi folk coinvolgenti, riff che si ripetono incessantemente su chitarra elettrica, grande energia, rime rap e tematiche tipiche dei Molotov quali: il vino, oro nero dell’Irpinia, i balli e i canti popolari, i concerti, il folklore in tutte le sue variegate sfaccettature, l’amore per la propria terra e le proprie radici ed infine, immancabili, gli operai, categoria sociale onnipresente nei brani del gruppo.
“Che non ho mai bevuto un vino così buono …” è diventata in breve tempo frase virale sulla pagina face book del gruppo.
Una ballata tipicamente folk è la seconda traccia “Lunga vita al re” e ricorda, più degli altri brani presenti nel disco, i primi Molotov quelli dell’album “ Se trovo lavoro ti sposo”.
“Mamma mah” è la canzone del raccomandato di turno, un folk che sfocia quasi nel punk sul ritornello e travolge l’ascoltatore.
La paura, i bombardamenti, i media sono protagonisti della quarta traccia dell’album “Quello che le televisioni non dicono”. L’impegno sociale è un tema onnipresente nei brani Molotov e resta il filo conduttore dei loro dischi contenitori di una denuncia velata ma tale che tutti possano coglierla e che possa amalgamarsi bene ad un sound piacevole all’ascolto.
Due tracce “Suona ancora 2.0” e “A uso meridionale 2.0” sono state rivisitate rispetto alle passate versioni presenti nei precedenti album. Non si tratta di versioni remixate, come potrebbe sembrare dalla fuorviante etichetta “2.0” , ma si tratta di versioni realizzate con il sound dei nuovi Molotov, meno folk e più rock.
Rivisitazioni ritenute forse superflue dai fan dei primi Molotov trattandosi di due brani emblematici che hanno consacrato la band come una delle più seguite da giovani e meno giovani.
Radiofonici al punto giusto, già dopo il secondo ascolto viene naturale cantare i ritornelli dei brani presenti nel nuovo disco, brani che hanno una resa massima soprattutto dal vivo, sotto il palco dei numerosi concerti che la band tiene durante l’anno e soprattutto d’estate nelle piazze d’Irpinia e non solo.

Ad un primo ascolto si ha l’impressione di non ascoltare un album della band irpina dai ritmi tipicamente popolari, ma ai successivi ascolti il disco sembra essere la naturale evoluzione dei primi Molotov, con un sound diverso, meno folk e più rock, più deciso. Scelta forse discutibile tra i fan della prima ora.
Chiudono il nuovo disco “Tatuaggio” e “Piraterie musicali”, tracce che consacrano i nuovi Molotov e che possono piacere o meno, ma che fanno discutere perché sicuramente diversi dai precedenti.

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