A Napoli, nel corso di una sola notte, si compiranno i destini di tre fratelli membri della famiglia Cubani: Maurizio, Jerry e Lello, i quali dopo aver deciso di vendicarsi di un torto subito si troveranno a essere inseguiti dalla mala locale che li braccherà fino ad arrivare a un tragicomico epilogo.
Molto Tutto in una notte, con una spruzzata di Fuori orario e l’aggiunta dei vicoli della Napoli dalla quale è meglio stare alla larga; oltre a un altrettanto chiaro tributo al Sollima che ora spopola maggiormente nella televisione di casa nostra, stiamo ovviamente parlando di Stefano, che con la sua serie tratta dal romanzo di Roberto Saviano: Gomorra sta mietendo numerosi successi di critica e pubblico. A tutto questo Gianluigi Sorrentino, nessuna parentela con il più noto Paolo, aggiunge la capacità di mixare ingredienti presi dal cinema d’oltreoceano, fatto di inseguimenti e piani sequenza, con una trama non certo lineare e fidandosi di attori che a prima vista paiono presi dalla strada, anzi per la precisione stiamo parlando di rapper partenopei di caratura nazionale a iniziare dai due boss malavitosi, o forse sarebbe meglio dire ‘malavistosi’: ‘Saggese’ e il ‘Cinese’.
Il successo della pellicola è anche e giustamente sancita dall’inaspettata capacità di tutto il cast di calarsi alla perfezione nella realtà nella quale è cresciuto, ripresentando la realtà esattamente come è vissuta in quei vicoli, in quelle situazioni. Il finale lascia chiari strascichi agrodolci fatti di risate e situazioni tragicomiche che sfociano nel parossismo, nel ridicolo, ma che fanno riflettere oltre il sorriso. Situazioni capaci però di mantenere sempre alta la tensione e l’attenzione con la quale le si osserva, augurandosi che nessuno dei tre protagonisti possa perire a causa delle folli situazioni alle quali sono sottoposti. L’opera prima di Sorrentino è quindi piacevole, veloce e si lascia guardare esattamente come un film dello Scorsese prima maniera, ma il tutto filtrato da sguardi e retrogusti chiaramente in salsa partenopea.