A due anni da “Time of dust”, riecco Ed Harcourt con un nuovo album, il settimo, delizioso e gradevolissimo fin da subito grazie ad una eterogeneità sonora molto spinta e a orecchiabilità & melodia sempre presenti ma ricercate e ben dosate. Il tutto risulta poi amalgamato alla perfezione da Harcourt, capace di raccontare il mondo che ci circonda variando timbro e potenza (lirica e vocale) con una facilità estrema e, contestualmente, muovendosi come meglio non si potrebbe nelle multiformi ambientazioni che lo circondano.
“Furnaces” è senza ombra di dubbio l’album più riuscito e completo del cantautore britannico, un continuo alternarsi di caldo e freddo, analogico e digitale, sentimento e rabbia.
E per fare questo l’autarchico Harcourt suona pressoché di tutto – dalla chitarra al gingillame vario, passando per batteria e synth -, affidando invece la produzione alle sapienti mani di Mark Ellis aka Flood, già al lavoro in passato con Nick Cave, Polly Jean Harvey, Depeche Mode e svariati altri big.
Il risultato di tutto ciò sono 1 intro + 11 tracce da loop massiccio, con 5 perle assolute quali il singolo “Furnaces”, una Bitter sweet symphony 2.0, la depechiana “Occupational hazzard”, “You give me more than love” con la sua melodia eterea ed assoluta, l’abrasiva “Immoral” ed infine la assolutamente meravigliosa “Antarctica”.
Null’altro da aggiungere, se non che “Furnaces” è un davvero gran bel discone.
Punto.