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Helms Alee – Stillicide

2016 - Sargent House
rock / alternative / math

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Ritengo gli Helms Alee una band sottovalutata che, se da un lato non sarà certo annoverata tra le più innovative o imprescindibili degli ultimi anni dal punto di vista della proposta musicale, riesce comunque a sfornare dischi di buona fattura da quasi dieci anni a questa parte, abbastanza vari dal punto di vista delle influenze, ma soprattutto migliori di tante band molto più pompate di loro. La proposta musicale del trio di Seattle è un mix di alt-rock alla Pixies, badilate soniche alla Melvins (ebbene sì sono stati, sono e saranno tra le band più influenti di un certo panorama musicale!) ed atmosfere che richiamano il post-rock/metal. E non è un’eccezione il nuovo Stillicide, uscito per l’ormai sempre più lanciata Sargent House.

In cabina di regia si sono avvalsi, come i loro compagni di etichetta Russian Circles, del supporto del “guru” Kurt Ballou (Converge), da qualche anno a questa parte decisamente sinonimo di eccellenza sonora nel mondo musicale underground, al pari di un mostro sacro degli anni ’90 come Steve Albini. Dopo l’intro strumentale More Weight, si parte con il potente sludge di Untoxicated, che ricorda appunto la band di King Buzzo e dove alla voce troviamo la bassista Dana James.

Le successive Tit to Toe e Meats and Milks vedono invece al microfono sia il chitarrista Ben Verellen che la batterista Hozoji Marguillis. Caratteristica non proprio così comune degli Helms Alee è infatti l’alternarsi di tutti i componenti della band alla voce, cosa che personalmente ritengo essere un valore aggiunto soprattutto in termini di varietà, nonostante nessuno dei tre emerga per particolari capacità vocali. Ed è forse proprio questo pregio a mostrare paradossalmente una piccola lacuna per la band, che non riesce a spiccare in un panorama musicale super inflazionato di nomi più o meno validi.

Gli Hems Alee sono comunque artefici di lavori sempre degni di nota e mi auguro che Stillicide riesca a fargli fare il decisivo salto di qualità che credo meritano in termini di seguito, anche perché il disco è composto da buoni brani come la title track, ma soprattutto le più particolari e migliori del lotto Galopping Mind Fuk ed  Andromenous, entrambe dal sapore decisamente math-noise. Insomma, se per caso non fosse chiaro, io tifo per gli Helms Alee!

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