1.Flowers and You
2.New Halloween
3.Rapture
4.Displacement
5.Benediction
6.Eight Seconds
7.Palm Dreams
8.Softer Spoken
9.Posing Holy
10.Water Damage
11.Skyscraper
“You died at 69 with a body full of cancer. I asked your god how could you but never heard an answer. No one saw it coming, the diagnosis of stage four”
È un concept pesantissimo quello che ha ispirato il nuovo lavoro dei Touché Amoré: Stage Four, quarto album in studio per la band di Los Angeles, a 3 anni di distanza dal precedente Is Survived By, è la cronostoria dettagliata e devastante dell’ultimo stadio della malattia che si è portata via Sandy, la madre del cantante Jeremy Bolm, un viaggio toccante in un inferno personale fatto di memorie, di rimpianti, di parole non dette e di strategie fallite per accettare l’inaccettabile. Ed è nella musica e nella scrittura che Bolm trova il coraggio di cercare quelle risposte che si è negato durante quest’ultimo disperato periodo: ogni brano è una tessera di un mosaico (splendidamente rappresentato nella copertina dell’artista londinese Antony Gerace) che funge da vivida e diretta testimonianza del personalissimo rapporto con il lutto.
Pur se più morbidi che in passato, i Touché Amoré suonano con malinconica spontaneità la rabbia e la fragilità del proprio cantante mentre scandisce con voce roca e spezzata ogni doloroso ricordo: è una trama il cui finale è già scritto, messa in scena con perfezione e consapevolezza dal fluire simbiotico delle chitarre e da una precisa sezione ritmica, che sa quando dare ancora più voce al dramma e quando farsi rispettosamente da parte.
Sono tanti i fantasmi e i rimorsi con cui Bolm si trova a scontrarsi durante il coinvolgente scorrere dei brani, in cui ogni difficile momento è raccontato con cruda dovizia di particolari: il rapporto con la fede, gli svariati sensi di colpa lunghi tutta una vita, quell’ultima sera all’Halloween (locale di Gainesville dove i Touché Amoré suonavano il giorno della morte della madre di Bolm), una ferita nera e dolorosa che anche a distanza di tempo continua a dilaniare dentro.
E poi c’è quel messaggio nella segreteria di Bolm, posto al termine della conclusiva e splendida Skyscraper (con Julien Baker) e di quel you live there under the lights urlato a squarciagola di fronte al cielo di New York (meta di un ultimo viaggio insieme) con inaspettata coscienza di sè. Non è niente di speciale, nulla di apparentemente memorabile, è solo Sandy che dice al figlio che al termine della giornata passerà a comprare delle medicine. Mai ascoltato fino a poco tempo fa, oggi condiviso con il mondo intero, come a voler dimostrare di aver trovato l’illogico coraggio di andare avanti dopo essere sprofondato in un vuoto incolmabile.
Stage Four è un disco commovente, urgente e sincero, che segna la completa maturazione personale e artistica di una band all’apice della propria carriera e che sa di aver fatto un regalo immenso.