Al ritorno da un lungo tour per la realizzazione del suo secondo album, Passenger (2011), la cantautrice irlandese Lisa Hannigan era stata vittima del temuto “blocco dello scrittore”. Un “blocco” che è riuscita a superare egregiamente e che ha portato alla creazione del suo nuovo album: lasciandosi Dublino alle spalle, Lisa ha risieduto per qualche tempo a Parigi e poi a Londra, in cerca d’ispirazione per il suo nuovo songwriting. Sembra aver trovato ciò che cercava, ritornando alle atmosfere più cupe, tetre, forse perfino un po’ spettrali e macabre di un classico folk rock.
Il prodotto delle sue peregrinazioni in cerca di nuove idee è l’album At Swim, il terzo pubblicato dalla cantante –dopo Sea Sew e Passenger-, in cui emerge il tentativo di elevare il livello musicale seguendo quella che si presenta come una vera e propria maturazione stilistica e personale. Dall’inizio della sua carriera –qui è d’obbligo ricordare gli esordi al fianco di Damien Rice, anch’egli cantautore irlandese – la Hannigan si è via via emancipata, fino a delineare un suo stile e una propria identità musicale, molto tradizionale, ma anche elegante e romantica.
Ora la maturità artistica, temuta e al contempo ricercata, la ritroviamo in questo terzo album in studio, in cui è impossibile non accorgersi del contributo dato da Aaron Dessner, chitarrista e tastierista della band The National, nonché songwriter, polistrumentista e produttore
Sono stati tre gli incontri fondamentali tra il produttore e la cantante per stabilire la natura e il tema portante dell’album: incontratisi prima a Copenaghen, poi a Lismore Castle e Cork City, la coppia Dessner-Hannigan ha optato per arrangiamenti semplici, puliti, che lasciassero sufficiente spazio alla sua voce calda e armoniosa.
At Swim conta 11 tracce, che, a causa di un unico “filo rosso” a legarle tra loro, non si presentano come un repertorio particolarmente originale, e risulta quindi difficile riscontare a pieno quel vero e proprio “salto di qualità espressiva” tanto voluto dalla Hannigan. Rimane comunque indiscutibile l’eccezionalità dell’esecuzione stilistica.