“La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte”
Questa è una delle frasi più celebri del romanzo Viaggio al termine della notte, scritto da Louis-Ferdinand Céline nel 1932.
A volte, non è solo la vita a perdersi in qualche frammento della notte, ma anche la musica. Con l’avanzamento dell’era tecnologica, la quantità di uscite musicali è aumentata notevolmente, portando tutti i vantaggi e svantaggi del caso. Uno dei principali svantaggi è proprio quello di perdere tante piccole perle musicali nella notte della rete. La rubrica è quindi una riscoperta di tutto quello che nei giorni o mesi passati, non ha trovato spazio tra le pagine di Impatto Sonoro e che vi viene proposto come il biglietto per un lungo viaggio musicale. In ogni uscita parleremo di cinque tappe che riscopriamo assieme a voi. Non vi resta che partire e ricordarvi che la cocaina non è che un passatempo per capistazione.
A cura di Fabio La Donna.
Carlo Baja Guarienti – Argo 1943
(Eibon Records, 2016)
Questo disco è ispirato a “Le Mosche” di Jean-Paul Sartre e allo straordinario lavoro di Ilaria Carmela con gli attori della compagnia Teatro del Cigno e le ballerine di Eidos Danza. Continua l’incessante produzione di alta qualità della piccola etichetta Eibon Records che, dopo un potente Cazzodio e un più intimo Wanda Wulz, dà alla luce un inaspettato ma mai così tanto atteso lavoro di Carlo Baja Guarienti, già pienamente impegnato nel progetto Albireon.
Il disco è un misto tra cupe atmosfere ambient, distorsioni sonore e lunghi paesaggi cinematici che riescono a produrre nell’ascoltatore immagini, idee e pensieri. E’ la metempsicosi della musica che cambia forma e soggetto per diventare altro. Da suono a immagine, da immagine ad emozione, da emozione a pensiero. Argo 1943 è un disco completo, profondamente complesso e che non è consigliato a chi ha poco tempo da dedicargli: Guarienti è riuscito sapientemente a fondere tutte le tracce e con un lavoro minuzioso ha generato qualcosa con una forte credibilità, profondità e bellezza. Riassumendo: Argo 1943 è un grande disco, un progetto sicuramente importante per il mercato italiano underground di questo anno e che va caldamente consigliato. Niente si salva da questo musicista: né il teatro né la filosofia né la letteratura né l’intimità dei veri poeti.
Hautville – Mater Dolorosa
(Autoproduzione, 2016)
Dopo anni dall’ottimo Le Moire tornano su una scena totalmente devastato gli alfieri Hautville con un inaspettato e auto-prodotto Mater Dolorosa. Spesso adoro dilungarmi fino all’inverosimile quando parlo di dischi che mi hanno colpito, ma questa volta vorrei essere più riassuntivo e spiegarvi i due motivi per cui questo Mater Dolorosa è un disco da fare proprio.
Per prima cosa c’è una fusione di generi che gli Hautville hanno saputo miscelare nel corso degli anni uscendo dalla noia di un certo neofolk. In Mater Dolorosa un imprint neofolkiano si mischia all’elettronica e al prog(soprattutto al prog!). L’epicità di certi frangenti non è mai artificiosa ma assume una drammaticità essenziale e palpabile, come è tangibile durante la vita di ogni essere umano. Umano è la parola giusta visto che il disco è quanto mai reale, concreto e vivido.
Secondo motivo di interesse verso il progetto made in Hautville è la bellezza e la cura dei dettagli. Ogni cosa ha la sua giusta dimensione e il suo giusto tempo. La copertina è stata scelta in modo intelligente, i testi sono sempre di ottimi livello e il comportato musicale\vocale non può lasciare indifferenti. E la bellezza, come lo dimostra la vita di tutti i giorni, non è un elemento così facile da rintracciare. Mater Dolorosa è un disco complesso ma essenziale delineando gli Hautville come i cantastorie delle bellezze dell’anima e delle macerie dell’umanità. Perfetto per questo periodo storico. Ora tocca a voi scoprirlo.