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An Harbor – May

2016 - This Is Core
pop / indie

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Tracklist

1. Minerva Youth Party )
2. Like a Demon 
3. The Highest Climb 
4. Come Armed or Come Not at All
5. Meet Yourself Fading
6. By the Smokestack
7. Shine Without a Light
8. Not Made of Gold 


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Si dice che ci siano alcuni treni che passano una sola volta nella vita. Per i giovani musicisti e per le giovani voci di questi anni Dieci i treni indossano i colori di The Voice o di X Factor, vere e proprie catene di montaggio di nuovi artisti di successo (anche se estemporaneo). Federico Pagani ha perso la locomotiva ormai due anni fa, dopo esser stato scartato nelle audizioni estive del “Fattore X”. Ed è uno degli esempi più limpidi di come anche una bocciatura possa rivelarsi un successo.

May è l’album di debutto, un disco che nella sua breve durata esprime tutte le potenzialità che il cantautore piacentino aveva mostrato nei pochi minuti di esibizione. Troviamo quella By the Smokestack che aveva sciolto i cuori del pubblico e della giuria, in una versione più elettrica che lascia immutata la forza della delicata poesia del testo. La mezz’ora scarsa del lavoro scivola fra spazi carezzevoli e intimisti che si fanno potenti grazie all’abile lavoro di arrangiamento che rimanda al pop d’autore. Le contaminazioni sono ben evidenti in Minerva Youth Party, pezzo dalla chiara identificazione coldplayana che si lascia apprezzare nel suo fluire di parole. Ogni brano è potenzialmente una hit da classifica, che si punti su melodie arricchite da arrangiamenti elettronici come in Like a Demon e Shine Without a Light – quest’ultima figlia dei migliori Maroon 5 -, o che si cerchi l’impatto come in The Highest Climb (debitrice di certi Imagine Dragons).

Troppo spesso gli addetti ai lavori puntano il dito contro il mercato italiano accusandolo di non riuscire a portare avanti un progetto che si dimostri internazionale. An Harbor, in tal senso, è una mosca bianca nella mediocrità piagnona dell’offerta discografica del nostro paese. L’esclusione dal talent più seguito al mondo aggiunge sul petto del cantautore emiliano una medaglia al valore perché dimostra – semmai ce ne fosse bisogno – il suo talento. Non preconfezionato e tristemente anonimo, ma vivo e ardente.

May si inserisce di prepotenza nel gotha dei migliori lavori di quest’anno, in uno spazio del tutto personale. Seppur viva inevitabilmente di rimandi ad altre produzioni ben più note, qui non si cerca di riscrivere la storia, ma di reinterpretarla senza perdere di vista il leitmotiv trainante della personale esperienza An Harbor: le emozioni al servizio della musica.

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