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Demikhov – Experimental Transplantation of Vital Organs

2016 - Dio Drone
metal / experimental / noise

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Tracklist

1. A Two-Headed Zeus Appears to Vladimir Demikhov
2.Twice the Bark 
3.Accumulating Failures Magnifies Your Heads' Collection
4.Disiecta Membra
5.Dogs for the Government 
6.My Mind Master Mystic Mademoiselle
7.Hammer is the Most Underrated Surgical Tool 
8.Dasvidania Tovarish 


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Nel 1954 il chirurgo Vladimir Demikhov diede vita a un cane con due teste. Volendo mostrare al mondo intero il suo esperimento, chiamò i giornalisti che poterono osservare come il cane con la propria testa prendeva il latte da una ciotola, mentre la seconda non sentiva il bisogno di mangiare, destinata quindi ad un triste epilogo.

Demikhov però è anche il nome del trio nato tra Brescia e Padova fiero del suo esordio Experimental Transplantation of Vital Organs (edito per Dio Drone), un omaggio al pioniere sovietico dei trapianti e folle sperimentatore, composto da 8 tracce da laboratorio degli orrori che rasentano la follia.

A Two-Headead Zeus Appears To Vladimir Demikhov, Disiecta Membra, Dogs for the Government: sono solo alcuni dei pilastri di un disco interamente strumentale immerso in distorsioni crude e primordiali, ma di inarrestabile efficacia e che fonda la sua violenza in valanghe di feedback che attaccano e graffiano il sistema nervoso dell’ascoltatore riducendolo in un cumulo di cenere. I riff si intrecciano ai feel di batteria in modo impeccabile come in Twice the bark e non c’è assolutamente nulla da recriminare alla giovane band che centra inpieno l’obiettivo lasciandosi alle spalle ogni possibile critica.
Questa tesi trova fondamento in due considerazioni semplici ma insormontabili: giovane età e voglia di sperimentare, fattori che determinano una valutazione senza ombra di dubbio positiva, considerando l’entità dell’album. Notiamo anche momenti riflessivi resi tali dai piacevoli quanto controversi giochi di dinamica inseriti a regola d’arte, per poi lasciarsi trascinare dai groove di batteria intriganti.

Soddisfatti e quasi sordi, possiamo finalmente dire di avere a che fare con una delle rivelazioni di questo 2016: la band sfrutta a pieno le possibilità offerte dal genere strumentale, facendone un terreno fertile su cui sfogare le proprie frustrazioni per poi tramutarle in puro delirio. Un linguaggio musicale atipico ed originale quanto basta per catapultare la band in universi sonori ignoti, stuzzicando curiosità morbosa e tendenze masochiste. La scelta dei suoni è un aspetto da non sottovalutare: le frequenze si sposano benissimo con il tema scelto, coerente all’atmosfera di disagio in preda alle irrefrenabili manie dello scienziato sovietico.

Sarebbe inopportuno proseguire con un track by track data la natura di un lavoro da considerare nella sua interezza: nulla è lasciato al caso ed ogni elemento gioca un ruolo fondamentale nelle compagine sonora, prescindendo quindi da eventuali suddivisioni che finirebbero per snaturare l’essenza del disco, da consumare sino alla nausea.

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