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Sum 41 – 13 Voices

2016 - Hopeless Records
punk rock / pop

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Tracklist

1. A Murder of Crows (You're All Dead To Me)
2. Goddamn I'm Dead Again
3. Fake My Own Death
4. Breaking The Chain
5. There Will Be Blood
6. 13 Voices
7. War
8. God Save Us All (Death to POP)
9. The Fall And The Rise
10. Twisted By Design


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I Sum 41 compiono un deciso passo in avanti rispetto al disco del 2011, “Screaming Bloody Murder”. Dopo un lunga pausa di riflessione durata quasi 5 anni il gruppo di ragazzi canadesi ha scelto la strada della sicurezza ed ha approntato materiale per un nuovo lavoro composto da 10 brani inediti. Il disco “13 Voices”.

La natura piuttosto energica dei pezzi fa esattamente il paio con quelle che erano le caratteristiche del loro ultimo lavoro da studio. Questo tipo di scelte, dopotutto, sono le più naturali, dopo che la band ha affrontato un particolare percorso di maturazione a metà degli anni ‘00. Al momento, insieme alla premiata ditta dei Green Day, i Sum 41 rappresentano uno dei pochi progetti sopravvissuti allo scoraggiante e verticale passaggio delle mode, dei generi e delle influenze. Non che questo mondo, in continuo divenire, avesse bisogno di ulteriori “ritorni” da un passato fatto principalmente di incoscienza, però certe volte, rivedere alcuni volti familiari può anche rappresentare uno stimolo al ritorno alle origini per provare a riascoltare, nel suo complesso, un ambiente, quello del punk, troppo sminuito dalla critica negli ultimi anni.

Il tentativo, ragazzi miei, è davvero lodevole, e concedere l’ascolto a brani come “War” e “The Fall And The Rise” è un esercizio che ogni tanto può essere salutare, ma è giunto il momento di riconoscere, ormai, le menomazioni evidenti di un genere in disuso. D’altronde, sin dai primi tempi, è sempre stato duro poter accettare di buon grado qualsiasi prodotto originato dal particolare universo pop-punk. Fa piacere, in ogni caso, constatare quanto questo evidente disagio, che anche voi avrete sicuramente accusato nel corso degli anni, vi sia stato utile per tentare nuove vie, per portare avanti nuove sonorità. Ovviamente, quanto nato da questo nuovo stile di vita, risulta essere una combo abbastanza mediocre tra generi e tematiche che non è più possibile trovare nemmeno nell’Almanacco delle Giovani Marmotte.

Ma la stima, per un gruppo di bravi ragazzi che hanno scelto di fare un genere così particolare, quella rimarrà sempre. Giustappunto è più indicato ricordarvi come una band che aveva dei ritmi serratissimi on stage, che non si risparmiava mai anche a costo di farsi del male, piuttosto che stare ancora qui a discutere di un vostro nuovo disco. Nonostante la mediocrità di quanto prodotto nel corso di questi anni, avrete sempre un posto speciale in un’ideale classifica delle cose da salvare della prima pare dello scorso decennio. Certo, una classifica della quale non fregherà un cazzo a nessuno, ma che è utile per capire quanto sia importante l’impegno e la dedizione nel mondo della musica, e quanto questi due parametri possano incidere sul valore di una persona o di un gruppo.

Si legge soprattutto questo tra le note di questo brutto, inascoltabile, inacquistabile “13 voices” e, personalmente, voglio ricordarvi così, intenti a spendere soldi per stampare l’ennesima copertina, per comprare l’ennesimo set di corde e l’ennesimo paio di bacchette, piuttosto che ritrovarvi a scrivere stupidi jingles per la NBA o ad accendere la miccia delle più pacchiane feste di Capodanno in tv, insieme a quel trauma infantile in stato necrotico di Avril Lavigne.

Spero di ritrovarmi di nuovo qui, tra quattro o cinque anni a parlare di un nuovo album dei Sum 41, perché avere delle certezze nella vita è piuttosto importante.

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