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Thee Oh Sees – A Weird Exits

2016 - Castle Face Records
psych / rock

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Tracklist

  1. Dead Man's Gun
  2. Ticklish Warrior
  3. Jammed Entrance
  4. Plastic Plant
  5. Gelatinous Cube
  6. Unwrap The Fiend Pt. 2
  7. Crawl Out Into The Fall Out
  8. The Axis

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La lunga e travagliata storia dei Thee Oh Sees è iniziata quasi vent’anni fa ed è proseguita a suon di cambi di nome e di formazione ma, soprattutto, di tanti, tantissimi bei dischi. “A Weird Exits” è solamente l’ultimo episodio di un percorso lungo e complesso, la cui ultima strada è stata quella intrapresa nel 2008, anno zero dell’ennesima rinascita.

Dopo diciotto mesi di impiego in sede live, “A Weird Exits” è la prima vera raccolta di brani inediti realizzati dalla nuova sezione ritmica e – meglio chiarirlo subito – il risultato è ancora di alto livello. Difficile, come sempre, descrivere il camaleontico sound dei Thee Oh Sees: il loro rock continua ad essere liquido e cangiante, ce lo testimonia l’opener “Dead Man’s Gun”, pezzo dall’andamento ritornante e dalla struttura rigidamente definita: intro efebica come la parte vocale, basso protagonista, chitarre esplosive a intermittenza e batteria martellante per un sound sempre sospeso fra noise/garage e allucinazioni psichedeliche. “Ticklish Warrior” è, invece, un muro sonoro praticamente impenetrabile: è un pezzo che trasuda cattiveria e rabbia, carico di un pathos e di una tensione che non scemano mai grazie anche a una voce sofferta e tirata. Nomen omen per “Jammed Entrance”, primo strumentale intriso di vortici elettrici da capogiro: autorevole incedere da brano prog e digressioni kraut per un pezzo tremendamente ipnotico che poggia su lunghi tappeti di synth. Prima della straripante “Gelatinous Cube”, il cui frenetico ritmo riporta alla memoria una delle tante forme precedenti della band, c’è spazio per “Plastic Plant” che, al contrario, diventa il manifesto della contemporanea estetica Thee Oh Sees: cantato glabro e grazia motorik, fitte trame di basso e batteria e deflagrazioni chitarristiche. “Unwrap The Fiend Pt. 2” è un pezzo quasi mellifluo prima di un finale greve e serioso.

Giunti all’ultimo quarto d’ora, i Thee Oh Sees concedono due meravigliose confessioni psichedeliche: prima “Crawl Out From The Fall Out” col suo sound etereo che resta a metà fra Procol Harum e Pink Floyd, poi le elucubrazioni cosmiche di “The Axis”, chiuso da sferzate di chitarra che graffiano la pelle lasciando segni duraturi. I Thee Oh Sees hanno la straordinaria capacità di essere sempre e solo i Thee Oh Sees pur non restando mai uguali a se stessi: le loro continue dichiarazioni d’indipendenza e li proiettano nell’olimpo della musica del nuovo millennio. È un altro lavoro di grandissimo spessore per una band fin troppo sottovalutata.

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