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Francesco Di Bella – Nuova Gianturco

2016 - La Canzonetta / Sintesi 3000
folk / songwriting

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Su tematiche come camorra, sfruttamento, divario sociale e, più in generale, problemi del mezzogiorno, soprattutto nell’ultimo decennio, è stato detto tantissimo. Dalla questione meridionale alle guerre di camorra passando per le grandi emigrazioni Napoli è stata negli anni deturpata, violata, smembrata e depauperata. Tuttavia nello stesso arco di tempo si è distinta come una delle più grandi casse di risonanza dell’intero paese per quello che riguarda la musica di protesta e l’iniziativa popolare.

Ma ha ancora senso ai giorni nostri cantare di ribellione e rinnovamento? Per Francesco di Bella, che a Napoli ci è nato e cresciuto, la risposta non potrebbe essere più positiva. Nel suo nuovo lavoro da solista Nuova Gianturco prende in prestito un brano storico della musica popolare partenopea come Briganti se more (Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò), utilizzando il sentimento antico della lotta al brigantaggio come ponte che si annette ideologicamente ad un tema estremamente contemporaneo come quello delle nuove periferie. Pe’ Gianturco nun ce passo cchiù: è lo stesso autore a raccontarci il distacco dal suo quartiere natale, lo stesso dove nacque anche Officina 99, nome che non ha bisogno di presentazione. Il forte legame con il passato di Francesco è testimoniato oltre che dalla collaborazione con Neffa e Luca O’ Zulù (99Posse) in Aziz, squarcio verista del problema immigrazione, anche dal ritorno geografico a radici comuni ai 24 Grana, quasi un re-start a livello ideologico e morale.

L’andatura dell’album è la stessa della voce narrante. Quell’inconfondibile portamento sghembo da scugnizzo cresciuto ma non troppo è la veste di un artista completo che sa parlare a tutti utilizzando vari registri e mettendo a frutto il sincretismo tra generi maturato in venti anni di carriera. La prospettiva, rispetto al precedente lavoro, è più aperta e di ricerca. Tante storie di persone comuni (Gina se ne va, ‘Na bella vita, Guardate fore) accomunate dallo status della vita in periferia, non sempre sinonimo di disagio quanto piuttosto spesso simbolo di rinascita, di grandi sogni, di obiettivi.

Dopo Ballads Café, altra bella prova per Francesco di Bella, forse l’ultimo vero testimone di un certo tipo di folk partenopeo d’antan. Non è da tutti saper maneggiare così bene elementi opposti che si attraggono e che danno vita ad un sound dolcemente nostalgico a cavallo tra pessimismo e ottimismo, realtà e immaginazione, elettronica e folk, territorialità e punk. Sebbene Di Bella ci confessi in Tre nummarielle che  ‘a ciorta (la fortuna) nun gira mai è vero anche che il granello di speranza è piantato e ben custodito nell’auspicio di una simbolica Gianturco Nuova.

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