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Nine Inch Nails – Not The Actual Events

2016 - self released
industrial

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Tracklist

1. Branches Bones
2. Dear World,
3. She's Gone Away
4. The Idea Of You
5. Burning Bright (Field On Fire)


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Com’è che Reznor ha definito il nuovo EP dei suoi Nine Inch NailsNot The Actual Events”? Ah, sì: “unfriendly” e “fairly impenetrable”. Ok, a posto così con la recensione, ci sentiamo alla prossima. Ah, no, devo scriverla? D’accordo, come siete esigenti. 

Non riesco mai ad essere completamente oggettivo con i NIN: sono riuscito ad adorare “Hesitation Marks”, e a molti fan della prima ora non era piaciuto (ma non era piaciuto nemmeno “With Teeth” al tempo, quindi poco importa), seppur non fosse il momento più sfavillante di questo mostro tentacolare che è questa “band”. Ma a carezzare orecchie e cuori dei fan più aperti è arrivata la seconda giovinezza del musicista di New Castle (Pennsylvania) con le colonne sonore scritte e suonate in combutta con quell’altro matto di Atticus Ross, che ora entra a far parte del progetto principale di Reznor a pieno titolo. Tutta roba di pregio assoluto (anche se durante l’ultimo live in Italia, mentre il Nostro performava un bel pezzo da “Millennium” al solo pianoforte, ho sentito gente lamentarsi, beata ignoranza).

Con questo EP anche i più rognosi, dannati, amanti dei Nine Inch Nails torneranno volentieri all’ovile per godersi un attimo di pura e assoluta rabbia industriale. Sarò sincero: mi aspettavo un lavoretto ambient, di quelli belli, a cui ci ha abituato il duo negli ultimi anni e invece un par di palle, come si dice nei circoli di bon ton più quotati al mondo. 

Not The Actual Events” riprende un discorso sepolto nelle pieghe del tempo e lo traduce in qualcosa di attuale, se non addirittura futuribile. Urgente, feroce e piccato sui momenti più incazzati della sua discografia, Trent piazza cinque dita di violenza nel cuore dell’ascoltatore. Che stia costruendo un ponte tra questo lavoro ed “Hesitation” con “Branches Bones”, ipercinetica martellata electro che trasuda chitarroni compressi iniettati direttamente nel sistema nervoso, mi pare più che evidente. Ma su quel disco un pezzo simile avrebbe fatto sfigurare tutti gli altri, che è tutto dire. 

Che l’oscurità dalla mente e dal cuore di Trent non sia mai uscita è altrettanto evidente e “Dear World,” è una open letter al calor bianco ad un mondo disastrato, sfiancante e oltremodo digital addicted, sintetica come una pastiglia salita veramente male.

Fanno ritorno, e di prepotenza anche, i soundscapes industrial novantiani e si divorano tutta l’atmosfera di “She’s Gone Away” in tutti e sei i suoi minuti di puro, infame terrore meccanico ed arrugginito, sensuale come un cyborg pronto a tranciare la giugulare alla propria vittima. 

The Idea Of You” è il punto più “umano” ed alto del lavoro: svestiti i panni robotici i NIN tornano ad esser ferali e virulenti come “dio” comanda e l’effetto “bordata sui denti” di questo brano è bell’e che servito. Chitarre enormi, batteria recalcitrante (lo zampino di Dave Grohl è inconfondibile) e cori da troppo tempo assenti fanno del pezzo un vero e proprio inno alle mazzate. 

Chiude la faccenda “Burning Bright (Field On Fire)”, altro anthem industriale che a Throbbing Gristle ed Einstürzende Neubauten paga più di un dazio – com’è sempre giustamente stato – aggiungendo un’ulteriore brama di malessere patinato, cattivo e insazabile, lento e sabbathiano. Volevate anche l’industrial doom? Eccovi serviti.

E niente, concluderei rimandandovi all’inizio della recensione, che adesso mi riascolto questo piccolo capolavoro per la quarta volta.   

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