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Iron Reagan – Crossover Ministry

2017 - Relapse Records
thrash core

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Tracklist

1. A Dying World
2. You Never Learn
3. Grim Business
4. Dead With My Friends
5. No Sell
6. Condition Evolution
7. Fuck The Neighbors
8. Power Of The Skull
9. Crossover Ministry
10. More War
11. Blatant Violence
12. Parents Of Tomorrow
13. Bleed The Fifth
14. Megachurch
15. Shame Spiral
16. Dogsnotgods
17. Eat Or Be Eaten
18. Twist Your Fate


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Non lo nego: a me “The Tiranny Of Will”, secondo disco degli Iron Reagan, è piaciuto, e pure tanto. Non potrei farlo nemmeno volendo siccome lo recensii con piglio entusiasta e le prove sono racchiuse nelle memorie di Impatto Sonoro. Bello il divertimento, bella l’ignoranza, bello il marciume, tutto molto bello, insomma.

All’alba del terzo lavoro in studio, però, vien da chiedersi: “Ha senso continuare senza aggiungere un cazzo a quanto detto finora?” Probabilmente la risposta dei thrash-corer old school (che sian veramente old school o ragazzini imbruttiti dal metal, che oggi fa tanto figo, è un altro paio di maniche) sarebbe “Sì cazzocene spacchiamo roba poghiamo secco ai concerti e tu, scribacchino, vai affanculo!” Risposta che accetterei ben volentieri, salvo poi ritrovarmi per le mani un “nuovo” album e un’altra domanda sorge inevitabilmente spontanea: ha senso imprimere su supporto cose di questo tipo? A mio avviso, dopo un po’, no.

Crossover Ministry” è il solito disco di plastica, ottimo solo per coloro che vogliono la violenza senza sporcarsi le orecchie. Né più né meno di quanto già detto e stradetto non solo dagli Iron Reagan ma anche da tutte le altre band di cui fanno parte Tony Foresta and co. Ovviamente il tutto è prodotto veramente bene, con una dovizia nei particolari che farebbe invidia a chiunque, anche al di fuori del genere. Anche la mano di Kurt Ballou sul mix è riconoscibile, ma non sempre la presenza di nomi d’eccezione, mista alla voglia di far casino e divertirsi, ci consegnano un buon disco. A differenza dell’album precedente questo nuovo compitino mostra, non solo molta meno ferocia, ma anche una serie di brani (18 per la precisione) tutti intercambiabili tra di loro.

I passaggi da speed metal addicted ai soliti, inutili breakdown, propri della pantomima di genere, potrebbero essere, e addirittura con soluzione di causa, sostituiti con rutti e peti ascellari benché con scarsi risultati di miglioramento, anche dal punto di vista comico. O magari sì, strappando un sorriso all’ascoltatore un poco più esigente. Certo, mi direte voi, cazzo ti aspetti da un album, e da un progetto, che della copia carbone ha fatto la sua fortuna? Anzitutto mi aspetterei quell’attimo di testicoli in più, che tanto fanno felici i duri (e impuri) all’ascolto, ma anche un testo o due che non finiscano per trattare temi come “i vicini di merda”, “spaccare tutto”, “essere stanchi del proprio Paese”, “fare festa bevendo come spugne” e via dicendo non sarebbe male. Un gioco di parole ogni tanto, ragazzi, un assolo a là Slayer in meno e un tentativo di melodia in più non stonerebbero. Invece niente. Tutto scivola via in mezz’ora scarsa del solito pastone di musica cosiddetta estrema. Cosiddetta poiché qui di estremo c’è solo la noia.

Tranne che per i thrasher et similia. Per loro questo sarà il disco dell’anno mentre per tutti gli altri lo bollerei come un prontuario di barzellette che non fanno ridere, utile per fare brutta figura con gli amici. Anche quella è comicità.

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