Grande esordio dei Blindur che già partono con un’etichetta importante come La Tempesta Dischi e non è un caso. Sono in due, ma suonano come se fossero in sei, per la ricchezza dei suoni e la capacità di mescolarli benissimo.
Mani piene di folk, quello più tipico dell’Europa del nord e non quello americano a cui siamo avvezzi, che costituisce uno scheletro di partenza intorno al quale sviluppare l’intero corpo. Si svolgono intorno a molti altri generi, con influssi elettronici e chitarre che non se ne stanno in disparte, accompagnano in un viaggio al quale non permettono di annoiare aggiungendo pian piano qualcosa di nuovo.
Larga ispirazione a tanto cantautorato italiano più o meno recente, qualche traccia del passaggio in universi simili a quelli dei Marta Sui Tubi e a molti altri, con testi ben costruiti e un cantato di livello.
Non inventano niente di nuovo a livello di musica o di testi, uniscono molte cose con legami poco usuali dando vita ad un primo lavoro interessante, che non stanca mai nell’ascolto, anche se fatica a lasciare un segno indelebile fino in fondo.