Boschi spogli alla fine dell’autunno.
La maratona ipnotica del trio corazzato scatena un metal da fondisti intemerati dello strumentale fuori scala; Earthless con incupimenti da Sunn O))); Kyuss con le proporzioni degli Earth di Hex. Non stupisce che il leader e chitarrista Nate Hall, già con gli U.S. Christmas, abbia frequentato la Neurot Records prima di approdare all’italianissima Hypershape.
Un solo brano, venti minuti. Trance, ipnosi; nebbia a tratti. Qua e là ci si distrae con troppa facilità. Ma la distorsione è di quelle lancinanti; una ferita aperta che colpisce ai fianchi e che rimbomba nella testa. Monotono, ma non monocromo; granitico ma fortunatamente, quando tace la ritmica, più aperto ad aleggiamenti psichedelici al dolciastro retrogusto di ganja, così come a campionamenti “spoken words” dell’attivista nativo John Trudell: densi, ma apparentemente senza ruolo così sommersi dalla valanga elettrica.
Etereo il finale, che sfuma in una coda semiacustica da folk dimenticato lungo la ferrovia.