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Julie’s Haircut – Invocation And Ritual Dance Of My Demon Twin

2017 - Rocket Recordings
psychedelic / krautrock

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Tracklist

  1. Zukunft
  2. The Fire Sermon
  3. Orpheus Rising
  4. Deluge
  5. Salting Traces
  6. Cycles
  7. Gathering Light
  8. Koan

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I Julie’s Haircut arrivano dallo spazio. Già lo sapevate? È comunque sempre giusto ribadire il concetto di disco in disco. “Invocation And Ritual Dance Of My Demon Twin” non manca di ripetere come un mantra l’idea che per la band “space is the place”. Non a caso posso dilettarmi nel nominare il motto di Sun Ra perché qui siamo ben oltre le porte di una possibile percezione della materia psichedelica in quanto tale.

Volete parlare di “stream of consciousness”? E chi sono io per impedirvelo. Volete parlare di trip e assumerne in quantità durante l’ascolto di album di questo tipo? E fatelo, che vi devo dire. Parliamo di quel che vogliamo ma rimaniamo ancorati, ancora per un attimo, a ciò che si apre dinnanzi a noi nell’ascolto di questi 8 brani. Il lavoro è scarno e scheletrico, ridotto all’osso del proprio essere un dedalo colorato di suoni e infestazioni psicotrope, reali o immaginarie che siano, poco importa.

L’andamento incalzante della space tirata “Zukunft” dà già una buona misura di quello a cui si andrà incontro, ossia un lungo viaggio intersellare intarsiato di divagazioni su un unico tema portante. Il sintomo “jazz” di questo discorso si amplia col sentore che, di pezzo in pezzo, ci sia un lungo discorso improv. A dimostrarlo è l’inquietudine di “The Fire Sermon”, improntata su un drone ritmico incastrato tra deliri di rumore e voci sussurrate tra le pieghe di un cosmo buio e freddo come non mai. “Orpheus Rising” è puro e semplice scheletro jazzistico che si squaglia su contrappunti di fiati e chitarre in pieno movimento kraut, tra Can e Magma en plein air, mentre brani come “Deluge” e “Gathering Light” a venir plasmata è una materia sixties rumorosa e traboccante distorsione, a tratti palese e troneggiante a tratti in punta di piedi. Ad ergersi su tutto il lavoro è il monolite psych-pop della finale “Koan” che mischia tutte le carte in tavola su uno sfondo di percussioni waitsiane a dar manforte a delicatezze vocali di pura bellezza ma tutt’altro che accomodanti.

Invocation And Ritual Dance Of My Demon Twin” è un lavoro essenziale che indossa un abito multiforma (e mutaforma) in un delirio caleidoscopico di minimale bellezza.

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