L’avamposto tra onde eteree dei Blueneck è un post rock che sa di tribù digitale. Terreno ed atmosferico allo stesso tempo, incorpora i sound soffici di un lounge rock depresso ma ancora percorso da scosse di elettricità, variopinto di un’elettronica che sta tra Mogway, i meno ispirati U2, i Radiohead ed un retrogusto da fantascienza desertica di un cortometraggio progressivo di fine anni ‘80. La melodia è pallida, spesso sfumata, seducente quanto inafferrabile.
Originariamente pensato come un side-project della coppia cantante e chitarrista Duncan Attwood e Rich Sadler, il lavoro si è poi espanso ed approfondito tanto da finire sotto l’ampio cappello “Blueneck”, ormai una garanzia del sottobosco britannico, in grado di coniugare melodia di pop sognante, costruzione prog, elettronica spaziale e rabbiose iterazioni post rock, bilanciate e sedotte dalla voce dormiente di Attwood.
https://www.youtube.com/watch?v=6u0r7ZmkYow