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Il Collezionista Di Ossa

Roggy Luciano: Il Collezionista Di Ossa #35

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Ne “Il Collezionista D’Ossa” andiamo alla riscoperta di dischi del passato che hanno lasciato un segno indelebile nelle nostre esperienze musicali. Questo mese vi parliamo di Amarcord di Roggy Luciano, memoria di un rap all’italiana che difficilmente ritroviamo nelle produzioni odierne.

Roggy Luciano

Il rap nel 2017 in Italia è diverso. Sta cambiando e si sta evolvendo. In bene o in male, fate voi. Tutti ora ascoltano Salmo, Ghali o Marracash. Oppure Club Dogo, Fedez e J-ax, perché ci sono anche loro.
Eppure c’è un rap più vecchio, più sconosciuto, che forse dovrebbe essere rivalutato. Quindi permettermi questa operazione nostalgia per consigliare e rivalutare un disco del 2009 che suona ancora più vecchio. Che suona hip hop vecchia scuola. Dopotutto è Amarcord di Roggy Luciano.

Il disco inciso con “113 birre Becker’s, 12 bottiglie di whisky di varia provenienza, 2 limoncelli portati da casa, 81 cartoni di vino e 77 film” come dicono le note dell’ album, vede, tra i pochissimi collaboratori di Roggy, un certo Ice One. Uno a caso, se non fosse uno dei papà dell’hip hop romano.
Bentornati, quindi, ai suoni grezzi e duri, ad ascoltare rime taglienti come lame che ti scendono a cascata. Roggy Luciano con il suo stile drunken rap ci vomita addosso tutte le sue interiora, senza paura e remore. Almeno fino alla mattina successiva. Perché quando parla di sé, Roggy, ci dona tutto il suo essere. Nudo e crudo. L’alcol, l’hip hop e la solitudine. Questi i temi a più riprese trattati nell’album. La solitudine ricercata e vissuta con orgoglio, ma che si trasforma in sofferenza, ed è nelle rime più sofferte che ne esce il ritratto più vero di un uomo. Un uomo che sente e prova emozioni vere. Roggy è lontano dagli stilemi tipici del rapper che deve pompare il suo ego o vantare il suo machismo. L’unico elemento di rivalsa, di rivincita, è l’hip hop e le rime vissute come valvola di sfogo e con la consapevolezza delle proprie capacità.

Proprio come lo sproloquio di un ubriaco non ancora arrivato a livello, ci sono però anche momenti giocosi e divertenti, fatti di sfottò e punchline memorabili come “Iacchetti sniffa/ e infatti presenta Striscia” che completano il disco con il loro umorismo.
Altro elemento centrale nell’opera sono i centinaia di campionamenti tratti da tantissimi film. Alcuni noti, altri oscuri e difficili da riconoscere. Si passa da Nanni Moretti, il più citato, a David Lynch e ad altri film pescati da chissà dove e di cui rimangono solo frasi iconiche. Chi non vorrebbe sapere il film da cui è tratto questo dialogo:

– E che fai nel tempo libero?
– Io bevo…e scrivo.
– Bere ti aiuta a scrivere, o lo fai per il cliché dello scrittore con problemi d’alcolismo?
– No, sono alcolizzato con problemi di scrittura.

Sì perché ascoltando quest’album si risveglia in ognuno di noi una curiosità positiva e la voglia di trovare il nome del film solleticherà a tutti lo stomaco. Vi ritroverete nel sano gesto hip hop della ricerca dei samples. E quando non riuscirete a trovare il film giusto, come mi è già successo, le frasi vi rimarranno impresse nella testa; tanto che quando ho visto Man on the Moon, anni dopo l’ascolto di questo disco, sono saltato dalla sedia quando ho ritrovato una delle citazioni di Roggy Luciano.

Massiccio e puntuale, il campionamento  riveste un ruolo centrale in Amarcord, un’operazione di cut-up decisiva. Roggy Luciano si esprime attraverso quei dialoghi, li decontestualizza e li inserisce tra le sue rime, come fossero le sue stesse rime. Quei dialoghi, quelle frasi, non appartengono più ai film da cui sono tratte, appartengono a Roggy e sono parte della sua espressione.

Lasciate perdere per un attimo ciò che state ascoltando e fate un tuffo indietro nel tempo di qualche anno, e ascoltate questo album in un solo sorso. Ubriacatevi di Roggy Luciano, delle sue rime, delle sue citazioni e rivalutate questo capolavoro.

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