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Le Luci Della Centrale Elettrica – Terra

2017 - Cara Catastrofe
songwriting / pop

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Tracklist

  1. A forma di fulmine 
  2. Qui 
  3. Coprifuoco
  4. Nel profondo Veneto 
  5. Waltz degli scafisti 
  6. Iperconnessi 
  7. Chakra 
  8. Stelle marine 
  9. Moscerini 
  10. Viaggi disorganizzati

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Ad oggi Vasco Brondi non è più l’intoccabile di qualche anno fa: molti dei fans di vecchia data – che pure con il secondo album Per Ora La Chiameremo Felicità gli rimproveravano la comoda similitudine con il precedente e fortunatissimo debutto Canzoni Da Spiaggia Deturpata – lo hanno abbandonato per essersi allontanato dalle origini, sia quanto a sonorità (l’ultimo Costellazioni ha segnato un evidente cambio di stile nella ricerca almeno abbozzata della forma canzone), sia per quanto riguarda alcune scelte artistiche, come la collaborazione con Jovanotti nella super hit L’Estate Addosso. Nel frattempo, la scena indipendente italiana si è riempita di personaggi che si tengono a distanza dall’universo pop e mainstream pur sguazzandoci a pieno, nel tentativo (riuscitissimo, bisogna dire) di tenere in riga un pubblico che di pop vive, ma che fondamentalmente si vergogna a dirlo in giro.

Le Luci Della Centrale Elettrica è invece un progetto popolare nell’accezione più piena del termine, e a Vasco Brondi va dato atto di non aver mai cercato sotterfugi per compiacere una frangia o un’altra dei suoi sostenitori, nè di aver mutato forma solo per placare i detrattori, sempre convinto delle proprie scelte, anche quando intorno a lui le pressioni erano le  più disparate.

In questo contesto il nuovo album Terra prosegue il percorso artistico del cantautore ferrarese e, fin dal titolo, abbraccia una visione più ampia rispetto ai pochi chilometri quadrati della periferia emiliana che raccontava qualche anno fa. Le tematiche si fanno più dilatate, abbracciano per la prima volta anche cronaca ed attualità. Inevitabilmente, anche la struttura dei brani si adegua ad una poetica nuova e universale: la forma canzone più tradizionale prende il sopravvento, il cut-up, così come il flusso di coscienza estremamente libero e logorroico del passato, si levigano e si limitano, il cantato diventa tale, gli arrangiamenti si fanno più complessi e i riferimenti si spostano dal post-punk emiliano e dal songwriting di battaglia al pop della tradizione.

Il problema è che tutte queste buone intenzioni si realizzano solo per metà in un concept – quello di descrivere la Terra intesa come polo geografico, universo da esplorare – che finisce per fagocitare l’intero impianto musicale, soffocato dalla definizione, utilizzata dallo stesso Brondi in sede di presentazione dell’opera, di disco etnico. Ogni tappa del viaggio, che parte dall’Emilia e dal Veneto, passando per Africa, Balcani e Medio Oriente, è sottolineata in maniera quasi ossessiva dall’utilizzo di melodie e ritmiche di stampo di volta in volta balcanico, orientale o africano, che il più delle volte non sembrano aggiungere nulla di significativo e suonano fin troppo scontate. È il caso di Qui o di Nel Profondo Veneto, due esempi quasi caricaturali di certo combat-rock, o ancora di Coprifuoco e Viaggi Disorganizzati, in cui le atmosfere – orientaleggiante la prima, balcanica la seconda – sono spinte fino alla più fastidiosa e futile esasperazione.

Va tutto meglio invece quando il nuovo approccio lirico, con testi più leggibili, seppur ancora frammentari ed isterici, ma comunque più concreti e narrativi che in passato, si appoggiano a melodie in bilico tra il folk urbano (Iperconnessi, Stelle Marine) e la ballata pop più tradizionale (A Forma di Fulmine, Moscerini e Chakra, il pezzo migliore e più toccante del disco). Qui il realismo de Le Luci Della Centrale Elettrica si mostra a tratti davvero compiuto, in grado di suscitare emozioni e fotografare sinceramente il disorientamento collettivo.

È in questo approccio, in questo tentativo di piegare strutture popolari ad una poetica comunque unica nel panorama di riferimento, che si trovano le cose migliori di Terra, disco che nonostante i tanti difetti può segnare un punto di partenza nuovo e maturo.

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