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Boss Hog – Brood X

2017 - Bronze Rat Records
blues / punk

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Tracklist

1. Billy
2. Black Eyes
3. Ground Control
4. Shh Shh Shh
5. Signal
6. Rodeo Chica
7. Elevator
8. Formula X
9. Sunday Routine
10. 17


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E chi se li ricordava più i Boss Hog? Nel senso, ok, ogni tanto il primo, mefistofelico “Cold Hands” lo metto su, soprattutto quando ho voglia di luridume a tutto spiano, ma sono passati 18 anni dall’ultima volta che la band di Jon Spencer e Cristina Martinez si era mostrata al pubblico il che lasciava supporre che il divertimento fosse finito una volta per tutte. A quanto pare mi sbagliavo.

Rieccoci quindi con il successore del divertente ed ibrido “Whiteout” del 1999 intitolato “Brood X”. Della fascinazione per la materia elettronica, industriale e vagamente new wave che aveva portato Spencer a chiamare in causa Roli Mosimann, J.G. Thirlwell e Jim Sclavunos non c’è più traccia, come neanche dell’infezione noise rock dell’album di debutto. Ci troviamo davanti al tipico ritorno in sordina sotto molti punti di vista, soprattutto perché se oltreoceano il gruppo (in coppia coi Pussy Galore) aveva fatto tremare più di una cantina, da queste parti non ha avuto lo stesso effetto bruciante.

Vien da sé che l’urgenza di quei lavori qui sia quasi del tutto assente, quel che non manca affatto, invece, è l’indomita classe del combo, qui alle prese con una summa del proprio amore indefesso per la materia punk-blues. Non c’è da sorprendersi se pezzi infami come “Signal”, con il buon Jon sugli scudi a strapparsi la gola e menare legnate shuffle sulla chitarra, colpiscono dritto nel segno, o anche lo sporco blues anfetaminico di “Rodeo Chica” col suo movimento pelvico da film porno anni ’70. Meno bene nella minimale “Black Eyes”, sul fuzz strabordante di “Ground Control” o ancora quando la materia si fa puramente garage, con tanto di organetti fastidiosi, come nell’insensata “Elevator”, pur pregna di spunti per darsi dei gran schiaffi sottopalco. Il rock’n’roll animale di “Formula X” invece è buono per muovere il culo senza pensarci troppo su (ma forse con un’altra produzione, meno leccata e pulita, avrebbe reso almeno il triplo), con una Martinez in gran spolvero carica di sensualità maleducata in coppia con la batterista Hollis Queens, pronte a far alzare il pelo anche al più pudico dei nerd. Si torna a ragionare sulla sorniona ballad elettrificata “Sunday Routine” e sul delta blues ultra lo-fi della conclusiva “17”.

Non so dire se questo disco farà la felicità dei fan di lunga data della band, certo è che “Brood X” è un bel passatempo per gli amanti  di un genere ormai quasi del tutto sparito dai radar. Un compitino, sì, ma ben fatto e studiato per far da sottofondo ad una scopata di classe. Non credo ci si potesse aspettare altro.

https://www.youtube.com/watch?v=lKDpYbnOeuY

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