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Dirty Projectors – Dirty Projectors

2017 - Domino Records
soul / art-pop

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Tracklist

  1. Keep Your Name
  2. Death Spiral
  3. Up in Hudson
  4. Work Together
  5. Little Bubble
  6. Winner Take Nothing
  7. Ascent Through Clouds
  8. Cool Your Heart
  9. I See You

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“Dirty Projectors” è il settimo album dell’omonima band statunitense; ad un primo ascolto la sensazione che emerge preponderante è quella di un’opera ricca di contaminazioni soul e r&b in cui convivono influenze etniche ed elettroniche, il tutto elaborato con il comune denominatore della sperimentazione.

La fruizione di questo disco va decisamente oltre l’ascolto di 9 tracce, direi piuttosto che rappresenta un’esperienza, forse un viaggio catartico al termine del quale però è difficile stabilire se una qualche forma di purificazione sia davvero avvenuta.

L’esordio del disco fa pensare ad un immaginario mash-up fra Antony and the Johnsons e James Blake, cosa ipoteticamente fighissima, se non fosse che qualunque buona intenzione viene travolta dall’esigenza imperante di rendere tutto forzatamente alternativo e sperimentale. David Longstreth, leader della band, nei suoi testi non affronta tematiche astruse ed impenetrabili, la narrazione ruota intorno al tema dell’amore e alla sua fine, tuttavia lo fa utilizzando un’infinità di sovrastrutture sonore che rendono il tutto difficilmente accessibile. Non che esista un modo giusto e uno sbagliato per raccontare in musica il più classico dei temi, però una sorta di coerenza testuale-musicale probabilmente avrebbe giovato.

Per quel che mi riguarda potrebbe egualmente trattarsi dell’immaginario delirante di un tizio sotto effetto di allucinogeni, di musica ambient per una mostra di arte moderna frequentata da hipster o della colonna sonora per una pubblicità di uno di quei brand di abbigliamento sportivo in cui c’è sempre gente atletica e iper motivata. In parole povere, non mi è ben chiaro in che stato emotivo mi dovrei trovare per aver voglia di ascoltare questo disco, ma questo è indubbiamente un problema mio.

La sensazione è quella che se ti piace puoi sentirti molto intelligente, mentre se non sei in grado di apprezzarlo probabilmente finirai per sentirti un po’ stupido; indovinate a quale delle due categorie mi sono sentita di appartenere… e non è di certo così che ti vuoi sentire dopo aver ascoltato un disco.

 

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