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Viaggio Al Termine Della Notte

Elbow, Grails, Calvario: Viaggio al termine della notte #30

La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte”

Questa è una delle frasi più celebri del romanzo Viaggio al termine della notte, scritto da Louis-Ferdinand Céline nel 1932.
A volte, non è solo la vita a perdersi in qualche frammento della notte, ma anche la musica. Con l’avanzamento dell’era tecnologica, la quantità di uscite musicali è aumentata notevolmente, portando tutti i vantaggi e svantaggi del caso. Uno dei principali svantaggi è proprio quello di perdere tante piccole perle musicali nella notte della rete. Viaggio Al Termine Della Notte è quindi una riscoperta di tutto quello che nei giorni o mesi passati, non ha trovato spazio tra le pagine di Impatto Sonoro e che vi viene proposto come il biglietto per un lungo viaggio musicale.

ELBOW – LITTLE FICTIONS
(Polydor Records, 2017)

Si comincia con una brillante perla dei longevi Elbow, una band davvero sensazionale per la sua grande umiltà e professionalità che negli anni ha pervaso stereo, club, classifiche, auditorium e quant’altro, reale esempio di come la semplicità melodica possa creare grattaceli alti fatti di emozioni che vibrano per davvero e alimentano fiumi di endorfina purissima. “Little Fiction” è il settimo album degli inglesi, dopo lo splendido “The Take Off and Landing of Everything” dal tenore più dinamico e metropolitano, è stato registrato tra Scozia e la natia Manchester con la produzione di Craig Potter e il contributo della Hallé Orchestra, del coro della Hallé Ancoats Community e della London Contemporary Voices: dieci tracce nelle quali si punta forse più alla chiarezza del suono, alla morbidezza delle composizioni adornate dalla corposa voce di Guy Garvey, talmente bella da essere, per me, una delle più comunicative mai sentite. E’ stato definito dallo stesso Guy un disco “davvero molto tosto e pesante“, anche per i temi trattati “Grandi argomenti come la preoccupazione per ciò che accadrà nel mondo e l’amore, guardando avanti e indietro su tutte le cose” e lo si poteva benissimo comprendere dal singolo che ne anticipava l’uscita, Gentle Storm” che, col suo essere apparentemente minimale, può innalzare uno tsunami di sentimenti. Un album da assorbire completamente in ogni sua emozione, che ti fa pensare “per fortuna esistono gli Elbow”.

GRAILS – CHALICE HYMNAL 

(Temporary Residence, 2017)

Prendete mille fiori colorati e profumati e tritateli, aggiungete del krautrock fatto bene e del post-rock emotivamente presente ed assaporate questo infuso magico insieme ai Grails, un terzetto americano di cui fa parte il compositore (in questo progetto anche batterista), Emil Amos (Holy Sons, Om) che mi ha sorpreso molto da fan quale sono, degli esploratori Popol Vuh che ho il piacere di rimembrare in continuazione in queste undici sognanti tracce. Con grande effetto e delicatezza, in chiave moderna riprendono quei colori pastello ormai sbiaditi del rock psichedelico più aperto e contaminato come nell’opener “Chalice Hymnal”, reinventando gustose melodie ma anche passaggi più languidi e cupi come in “New Prague”. Ottimo lavoro per chi ama viaggiare con la mente avvolto in naturalismi sonori delicati che danno spazio però anche ben fatti slanci oscuri.

 CALVARIO – ST

(Autoproduzione, 2016)

Una band milanese, i Calvario, che con questo EP autoprodotto e dal master affidato a James Plotkin (Kahnate, OLD, Scorn) si stanno facendo conoscere ed apprezzare ai più, nel quale i suoni odorano di old school, di black e hardcore, il che potrebbe essere letale in negativo per il filone degli “inquadrati & nostalgici”, ma sicuramente apprezzato da chi già ha smarrito il cuore nei nuovi baratri di infinita bellezza alla Deafheaven; la voce qui è femminile, graffiante, affamata e potente, ma non basta forse a riempirci ogni poro, in quanto il songwriting ha bisogno di un ulteriore ceffone ai classicismi, di uno spazio più presente che travolga l’ascoltatore e che purtroppo arriva solo nella conclusiva “Anxiety”, variegata anche “Path” dal sapore più rock, ma nel complesso ci vorrebbe una qualche sciabolata in più: so che arriverà.

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