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Emidio Clementi e Corrado Nuccini – Quattro Quartetti

2017 - 42 Records
spoken word / post-rock

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Tracklist

  1. Burnt Norton
  2. East Coker
  3. I Dry Salvages
  4. Little Gidding

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Nel 1981 William Borroughs pubblica “La città della notte rossa”, un racconto ambientato nel diciottesimo secolo in cui narra le avventure del Capitano Mission che, nel nome di una società egualitaria, fonda sulle coste del Madagascar la colonia Libertatia. Tra le pagine affollate da scenari fantascientifici, dionisiaci e vitali, l’autore descrive nostalgicamente un passato dove «nulla è vero, tutto è permesso». Condizione ideale per l’ascolto di “Quattro Quartetti”, un lavoro di Emidio Clementi (Massimo Volume) e Corrado Nuccini (Giardini di Mirò) in cui i due traducono in musica le prose di T. S. Eliot.

Brevi saggi composti negli anni ’30 e pubblicati nel 1943 in cui l’autore esprime una complessa trama simbolico-religiosa carica di una forte componente immaginifica e visionaria. La lettura dei quattro scritti ne implica la contestualizzazione in uno scenario letterario spurio nato in opposizione alla tradizione vittoriana. Allo stesso modo, il tentativo di interpretare e delineare i caratteri fondamentali della traduzione di queste liriche in musica ci impone almeno di provare a indagare i momenti e i passaggi fondamentali che ne compongono il processo creativo. 

L’ascolto di “Quattro Quartetti” implica un tuffo nell’immaginario schizofrenico e violento dei suoi due interpreti, che passa per la drammaturgia modernista statunitense di primo Novecento, sospesa tra il senso del bello e l’avvenenza dello squallido; attraverso la pesante consapevolezza del primo dopoguerra; da Emanuel Carnevali morto dalla stanchezza nelle sale da pranzo d’America e le tele di Hopper.
Non è sicuramente un ascolto semplice, anzi. È un disco asfissiante e tattile, concreto e vivo, dove a lunghi passaggi meditativi si alternano momenti intensissimi e di abbagliante utopia.
L’impasto tra le voci campionate e i suoni cupi e profondi fa della scrittura musicale un corpo unico con la lettura dei quartetti che, in sequenza circolare, ci raccontano della ciclicità delle stagioni e della gerarchia degli elementi aristotelici. I toni sacrali tessono una fitta trama di simboli, immagini, oggetti e soprattutto luoghi, tra cui quelli a cui sono intitolati i quattro poemi (Burnt Norton, East Coker, Dry Salvages e Little Gidding).  Il ritmo della narrazione riesce a raccontare l’intensità, la potenza e soprattutto la metamorfosi racchiuse nei circa quaranta minuti di ascolto. Dall’inizio alla fine la tensione interpretativa decostruisce la profondità celebrativa della prosa, a cui chitarre e pianoforti si mescolano producendo continue suggestioni figurative.

“Quattro Quartetti” è uno stargate sul nostro passato prossimo in cui ciò che ci precede e ciò che verrà si veste d’incerto; un percorso attraverso cui liberarci dall’adorazione nostalgica con cui ascoltavamo il Primo Dio “muovendoci al ritmo delle chitarre elettriche” e convincerci che per Emidio Clementi e Corrado Nuccini la ricerca sonora si rinnovi ciclicamente nei modelli di un passato ancora presente.  Un viaggio in cui di passo in passo nulla sembra vero, ma tutto è sicuramente permesso.

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