Sono sei brani in tutto; il più breve arriva agli 8 minuti e 52 secondi. Questa immane creatura serpentiforme fuoriesce da Lipsia. È un quartetto con due chitarre e volume da vendere.
Da premesse di sludge spaziale e gettato in pasto a tastiere che viaggiano alte 8 miglia, emerge un intreccio di nu-folk per solitari, in una trama consueta che inizia da un’ intro delicata per poi deflagrare. E quando la valanga metallica esplode, ha tutta la violenza che esibiscono i poemi degli Inter Arma e i riff magmatici dei Pallbearer, lasciando spazio sia ad una vocalità draconesca fatta di growl estremo, quanto a spazi di assolo che lambiscono una melodia rimasticata dalla voracità di un doom che non lascia scampo, pur tentando di levarsi tra le nuvole rossastre di un’atmosfera malata; provare la devastazione conclusiva di Isolation per essere certi di stare tra le spire di un esausto Mostro elettrico, anche se i passaggi più affascinanti stanno nell’epopea fantasy di Edge Of Existence.
Mastodontico e preistorico, ostico e senza panorami sonori indimenticabili; abbastanza variegato nel timbro e sempre stentoreo, fin troppo scolpito com’è nel continuo ripetersi dello stesso tempo medio e dello stesso riff. Per assidui cultori di quello stile che ha ancora Isis e Neurosis come insuperati apripista.