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Alì Ha Gli Occhi Azzurri, di Claudio Giovannesi

Alì Ha Gli Occhi Azzurri

Scheda


Nader e Stefano sono due adolescenti di Ostia, compagni di classe in un istituto professionale e al tempo stesso amici inseparabili. Nader è un Italiano di seconda generazione costretto a vivere secondo i precetti del Corano essendo figlio di una famiglia proveniente dall’Egitto. Stefano è da poco stato lasciato dalla ragazza ed è deciso a tutto pur di riconquistarla. Entrambi sono dediti alle rapine.

Claudio Giovannesi rilegge Pasolini e al tempo stesso L’Odio di Mathieu Kassovitz, ma il risultato, seppure ambientato nel sottoproletariato di seconda generazione, perché ormai è questo che riguarda la nostra penisola, non convince del tutto, non come per esempio era stato capace di narrare Claudio Caligari in appena tre pellicole in una carriera anch’essa segnata dai margini sia sociali sia di professione. Il litorale di Ostia fa da cornice con il suo vuoto invernale e pneumatico alle vite di Nader, romano come tutti i suoi compagni ma figlio di una famiglia islamica che non accetta per lui la frequentazione di una ragazza Italiana, e del suo inseparabile e migliore amico Stefano, entrambi alla ricerca perenne di soldi facili accumulabili con rapine senza un perché apparente.

Come detto non è sufficiente citare Pasolini e le sue periferie capitoline per riuscire a catturarne l’essenza. Rimane comunque meritevole il tentativo non del tutto centrato di Giovannesi che, come nel caso dell’autore di Casarsa, porta sul grande schermo l’iperrealismo di adolescenti e ragazzi realmente nati e cresciuti alla periferia di Roma catturandone l’essenza del disagio ma senza riuscire a incanalarlo in una narrazione innovativa e organica.

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