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Beach Fossils – Somersault

2017 - Bayonet Records
dream pop

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Tracklist

1. This Year
2. Tangerine
3. Saint Ivy
4. May 1st
5. Rise
6. Sugar
7. Closer Everywhere
8. Social Jetlag
9. Down The Line
10. Be Nothing
11. That's All For Now


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Si torna a parlare dei Beach Fossils. Sono passati sette anni dal primo LP del 2010, poi “What a Pleasure” del 2011 e “Class The Truth” del 2013 hanno confermato sempre più l’idea che questi quattro ragazzi di Brooklyn formino uno dei migliori gruppi del loro genere. 

Fin dal primo omonimo album, i Beach Fossils sono riusciti a costruire uno stile inconfondibile che ha successivamente ispirato un folto gruppo di band riconducibili alla corrente “dream-pop“-con le dovute sfumature e differenze- che per chi scrive ha proprio nei Beach Fossils un grande punto di riferimento.

A tre anni di distanza da “Class The Truth” (2013), i Beach Fossils lasciano l’affezionata Captured Tracks  e, sempre capitanati da Dustin Payseur , pubblicano -via Bayonet Records- l’album “Somersault“: 11 tracce per un lavoro variegato che vanta inoltre collaborazioni con Cities Aviv e Rachel Goswel degli Slowdive. Tre anni che sono serviti al gruppo, e a Payseur soprattutto, che è da sempre la mente direttrice del progetto artistico, per fare un piccolo passo in avanti: le chitarre pienamente sporche, distorte e tremolanti dei primi due lavori sono qui attenuate a favore di arraggiamenti più raffinati e ben definiti.

Ad aprire il disco troviamo This Year, dolce e spontanea ballad che introduce quelli che si riveleranno i veri protagonisti dell’intero album: gli archi. La piccola perla sognante Tangerine muove su atmosfere psych-pop rafforzata dal contributo vocale di Rachel Goswel (Slowdive). La terza Saint Ivy è indicativa per quanto riguarda questa nuova strada intrapresa dal gruppo: per metà brano la chitarra è completamente assente, rimpiazzata da archi e addirittura flauti , creando un’impalcatura sonora elegante che strizza l’occhio ad un certo pop sinfonico anni 60s-70s. 

Con May 1st ritornano gli elementi tipici del quartetto, la solita enfasi sui riff di basso e sui cori, per poi arrivare alla seconda collaborazione del disco: nella breve ma interessante Rise, molto jazzy, troviamo il rapper Cities Aviv a riempire la base in quello che può essere visto come un intermezzo del disco. Sugar riprende il sound tipico dei precedenti lavori per legarsi poi ai clavicembali e alla lenta batteria di Closer Everywhere. A cambiare nuovamente atmosfera arriva l’interessante Social Jetlag in cui protagonisti diventano pianoforte, batteria con cambi down-tempo e, di nuovo, dei flauti inaspettati. 

La canzone più beachfossilsiana dell’album è sicuramente la nona Down the Line, terzo singolo estratto dall’LP, seguita dai 5 minuti ipnotici di Be Nothing, uno dei brani più interessanti con un’ottima amalgama di momenti shoegaze e psichedelici. A chiudere ci pensa That’s All for Now, già dal titolo emblematico: brano che rappresenterebbe a pieno la via di mezzo tra i precedenti lavori dei nostri 4 newyorkesi e quest’ultimo LP che qui si chiude dopo appena 35 minuti.

“Somersault” è indubbiamente il disco maturo dei Beach Fossils, o perlomeno, il primo di una nuova via che punta su una maggiore raffinatezza sonora, ma che, allo stesso tempo, scorre piacevolmente portandosi sulle spalle la cifra stilistica che il gruppo ha già ben definito qui però con tasselli in più: la band di Payseur riesce a coniugare paesaggi sonori tipici del dream-pop anni 10’ ad atmosfere vintage anni 60’s senza risultare banali.

Se i lavori precedenti si facevano forza del loro esser “cupi”, con “Somersault” i Beach Fossils compiono quel “ribaltamento” (che è la traduzione italiana per il nome del disco) verso sonorità più vivaci e cristalline, pur mantenendo i loro tratti peculiari, in queste 11 tracce che si riascoltano senza noia.

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