Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

HO99O9 – United States Of Horror

2017 - Toys Have Powers / 999 Deathkult
hip hop / industrial / punk

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. U.S.H
2. War is Hell
3. Street Power
4. Face Tatt
5. When Death Calls [Interlude]
6. Bleed War
7. Money Machine
8. Splash
9. Knuckle Up
10. Dekay (feat. Gnar)
11. Sub-Zer0
12. Feels Like...[Interlude]
13. City Rejects
14. Hydrolics
15. New Jersey Devil
16. United States of Horror
17. Blaqq Hole


Web

Sito Ufficiale
Facebook

È ormai più che chiaro che i Death Grips abbiano aperto una nuova strada nel mondo dell’hip hop, come prima di loro avevano fatto Company Flow, Cannibal Ox e Dälek, mostrando un nuovo modo di intendere la materia rap in tutta la sua cruda violenza dell’origini filtrata dall’odio e dal disturbo mentale di un mondo futuristico pronto ad implodere ed andare allo sbando in un universo fatto di elettricità e fastidio rumorista.

Così theOMG ed Eaddy, che assieme formano gli Ho99o9, prendono forma oltre le coltri noise della morte di MC Ride e soci portando a compimento il proprio ibrido percorso che fonde le frange più estremiste dell’hardcore ’80/’90 infestandole con gli assalti frontali delle più orride e atonali situazioni horrocore. Non a caso i nostri si sono ritrovati a condividere il palco coi The Dillinger Escape Plan e ora con i Dead Cross.

Non vi stupisca, dunque, trovare nell’album di debutto “United States Of Horror” (che racchiude ben tre brani prodotti da Dave Sitek dei TV On The Radio, tanto per gradire) un’egual misura industrial(e) frammentata da richiami al più viscido Ill Bill (o anche il simpatico fratello Necro) e dai turgori punk degni del miglior H.R. Sono proprio i Bad Brains a palesarsi più volte, una su tutte nell’infame Street Power che illude con una bella intro ultra-gangsta che avrebbe fatto felici gli N.W.A. e che finisce per sfociare in una coltellata che ai Bad Brains deve tanto, se non tutto, così come nella super speed Sub-Zer0. L’osceno clipping usato come arma da fuoco di War Is Hell disturba oltremodo e serve a dovere il rhymin’/screaming del duo che nasconde non pochi rimandi ad una certa maniera black metal (“War is hell / And the flames burns eternal” e ancora “Do you believe in angels, demons and gods? / For when you bleed the devils weakens the odds / No matter where you go / You losing your mind / I catch you slippin’ in your Jesus slippers / Welcome to the deathkult”).

La disperazione jungle a là Venetian Snares ed il fiato corto e spezzato (volontariamente) di Face Tatt danno le vertigini tanta è la velocità raggiunta mentre il movimento assassino di Bleed War mostra un debilitante lato digital hardcore da killing machine divoratrice d’asfalto. A Moneymachine invece il compito di tirare il freno tramutando la velocità in estenuante lentezza doom-gangsta catacombale gettata in un inferno urbano fatto di cemento lercio di sangue nero e rappreso, stessa cosa vale per Splash, dalle parti di quel lercio di Danny Brown, dandoci la misura di come la trap, se virata nel giusto modo, possa dare grosse soddisfazioni (e tanti di voi son qua a segarsi sulla Dark Polo Gang o su Salmo…bitch please), lezione che si ripete sull’auto-tuned tamarraggine di Hydrolics.

Knuckle Up si erge maestosa e pregna di una maleducazione ed una sfrontatezza senza pari, come una casa infestata da chitarre compresse pronte a portarsi via ogni sicurezza alla prima distrazione dell’ignara vittima, come nei migliori film di Carpenter. Lo spettro di JK Flesh si mostra sui ten ton hammer synths della disturbante Dekay e miete vittime a tutto spiano, marcia fino al midollo com’è. Lo stupore prende forma con l’iper rock’n’roll di City Rejects, luridume garage punk lanciato ai 100 all’ora nelle orecchie, imperativo di scuotere il culo e pogare senza pietà in faccia al proprio vicino (anche di casa, non è necessario essere al concerto). L’assurda commistione estrema di thrash-core e vocalità dub/reggae di New Jersey Devil è qualcosa che raramente mi era capitato di affrontare, al punto che il mio cervello si è ritrovato a splittarsi in due per reggere l’urto, così come nell’electroclash assassino della title track che suggella il definitivo patto tra un demone sintetico ed un (dis)umano virus pronto a distruggere le barriere di genere.

United States Of Horror” è un orrido miasma che giganteggia in una landa desolata di mediocrità, ma questo non toglie un’oncia della bellezza che lo pervade e dell’importanza racchiusa nei suoi disastrosi solchi. Freshness infestata da violenza e marcescenza all’ennesima potenza. 

Come una Creatura frankensteiniana carica di pessime intenzioni gli Ho99o9 si accomodano di prepotenza in testa a questa ondata di infamia accompagnandoci per mano in un inferno tanto sfaccettato quanto interessante. Avercene.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni