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Ben Frost – Threshold Of Faith

2017 - Mute
ambient / noise / sperimentale

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Tracklist

1. Threshold of Faith
2. Eurydice’s Heel - Hades
3. Threshold of Faith - Your Own Blood
4. All That You Love Will Be Eviscerated (Albini Swing Version)
5. The Beat Don’t Die In Bingo Town
6. All That You Love Will Be Eviscerated (Lotic Remix)
7. Mere Anarchy


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Le accoppiate improbabili sono sempre un’arma a doppio taglio. Se da un lato l’incontro di gusti ed esperienze radicalmente diverse può condurre la musica verso lidi inesplorati e affascinanti, dall’altro il rischio della forzatura è sempre dietro l’angolo.

Così come non è affatto scontato la somma delle  parti in causa, abbia effettivamente un valore intrinseco maggiore delle stesse prese singolarmente. Per non parlare delle carriere arenatesi nel nulla della mancanza d’ispirazione, cui si tenta di dare uno scossone affiancandole a qualche nome altisonante, specie per quanto concerne le operazioni di regia. Ah, ogni riferimento alla sequela di artisti meno che insignificanti passati dallo studio di Rick Rubin ce lo state mettendo voi, non io. 

Non partiva certo da una posizione così scomoda Ben Frost, quando la scorsa estate trasferiva idee e attrezzatura a Chicago, nientemeno che alla corte di Steve Albini. Reduce da un bagno di applausi per “A U R O R A”, datato 2014 e apprezzatissimo da pubblico e critica, nonché dall’aver firmato una colonna sonora struggente ed evocativa per la messa in scena di “The Wasp Factory”, piece teatrale tratta dall’omonimo romanzo di Iain Banks, il compositore ha varcato la soglia degli Electrical Audio senza che della cosa se ne avesse notizia fino all’uscita del lavoro in esame.

Come noto, Albini è storicamente avverso alla registrazione digitale. Infatti anche stavolta, le performance del musicista australiano con vari strumenti ed effetti, sono state catturate dai suoi adorati microfoni vintage, incise su nastro e sezionate con una lametta. Eppure, l’unico passato a cui sembra avere guardato durante le sessioni è il suo. Forse proprio in virtù del celebre “calore” dell’analogico, il gelo che si porta anche nel cognome e che ha caratterizzato grossa parte della sua produzione, sembra attenuarsi un poco. E quanto fuoriesce dalla crepe sulla superficie è pura poesia.

Titletrack: un respiro affannato si articola in un lungo incedere di distorsioni scandite da pochi colpi di cassa ovattata, per poi a metà interrompersi un istante solo ma determinante nel fare fluire nel tutto un crescendo che tuttavia, rinuncia a compiersi definitivamente stroncato sotto la pesantezza che lo sovrasta. E’ infatti una discesa negli inferi che ci attende su Eurydice’s Heel – Hades, i cui suoni funerei tradiscono però nel finale la volontà di risalire al più presto.

L’atmosfera di Threshold of Faith – Your Own Blood rimane però sospesa tra volontà di decollo e accasciamento al suolo, salvo poi finalmente trovare la distensione nelle note spezzate di All That You Love Will Be Eviscerated (lo swing della versione di Albini rimane tutto nel titolo). In The Beat Don’t Die in Bingo Town la vena ambient e quella noise del disco si scontrano violentemente, mentre il remix ad opera di Lotic fa pervenire l’elemento ritmico finora praticamente assente. Non rimane quindi che abbandonarsi alle armoniose dissonanze di Mere Anarchy: il muro di ghiaccio è finalmente infranto e si viene sollevati da una composizione pregnante e a tratti anche commovente.

Che dire al termine di un ascolto così particolare? Ben Frost è un artista unico nel suo genere (ammesso che ne abbia uno), ha classe da vendere ed è in continuo movimento. Lentamente, per certi versi impercettibilmente, ma avanza. Verso dove ancora non ci è dato saperlo.

Quanto abbiamo avuto modo di ascoltare, pare sia stato solo un assaggio di un lavoro più ampio, che dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2017. Non vediamo l’ora.

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