Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Prophets Of Rage – Prophets Of Rage

2017 - Concord Music Group
alternative rock / rap

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Radical Eyes
2. Unfuck The World
3. Legalize Me
4. Living On The 110
5. The Counteroffensive
6. Hail To The Chief
7. Take Me Higher
8. Strength In Numbers
9. Fired a Shot
10. Who Owns Who
11. Hands Up
12. Smashit


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Una supersquadra senza leader, ecco cosa mi rappresentano i Prophets of Rage. Il tassello essenziale mancante rispetto alla formazione originaria, anche nota come Rage Against The Machine, è ovviamente Zack De La Rocha, sostituito da due big quali Chuck D dei Public Enemy e B-Real from Cypress Hill.

Fin dal primo play sembra di assistere ad una partita amichevole con il nostro team abile a far girare la palla soprattutto in orizzontale, bei tocchetti, finte e controfinte, tunnel e veroniche, ma poche verticalizzazioni e profondità, per un tiki taka gradevole, ma concreto poco o nulla.

Questo primo LP dei Prophets of Rage manca infatti di agonismo, di tensione e questo pressochè dall’inizio alla fine, con sì qualche traccia meritoria di considerazione tipo Hail To The Chief e Strength In Numbers, ma pure con pezzi come Legalize Me oppure Take Me Higher, insipidi e banali che boh, si resta sostanzialmente privi di parole di senso compiuto.

Il sound è il medesimo dei fu RATM, con ovviamente qualche spruzzatina di Public Enemy e Cypress Hill, quindi sezione ritmica tonica e dinamica e Tom Morello a rinifire il tutto con tecnica & stile, alias riff ed effettismi come se non ci fosse un domani.

Tale statiticità sonora risulta ulteriormente appesantita dalla mancanza di forza e potenza comunicativa, di quella rabbia tracimante e trascinante che con Zack De La Rocha raggiungeva vette altissime e che oggi, con Chuck D e B-Real al mic, merita una puntata di Chi l’ha visto. I RATM spaccavano perché abbinavano ad un sound corposo ed al contempo tecnico e virtuoso un’attitudine ribelle ed antagonista, coesione garantita da Zack, senza il quale viene dunque a mancare l’elemento cardine, il collante, con il castello di carte che non può che cadere al primo leggero sussulto.

Concludendo, questo è un disco mediamente gradevole e che piacerà a chi non ha mai ascoltato i RATM oppure ai nostalgici più superficiali. Ai veri fan farà invece venire una irresistibile ed insana voglia di pogare contro il primo muro disponibile al grido di Ya gotta a bullet in ya fuckin’ head!

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni