Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Marilyn Manson – Heaven Upside Down

2017 - Loma Vista Recordings / Caroline International
industrial rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Revelation #12
2. Tattooed In Reverse
3. WE KNOW WHERE YOU FUCKING LIVE
4. SAY10
5. KILL4ME
6. Saturnalia
7. JE$U$ CRI$I$
8. Blood Honey
9. Heaven Upside Down
10. Threats Of Romance


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Non mi freghi, caro Reverendo. Sei andato in giro a dire che sul tuo nuovo album si sarebbe sentito lo spirito di “Antichrist Superstar” e “Mechanical Animals” ma in versione aggiornata. Se per versione aggiornata intendi “mancanza di palle” allora sì, si sente tutto. Ovviamente non si può pretendere che tornino le tinte di quei dischi là, scritti tra paranoia, overdose e terrore, in un’America ancora non del tutto abituata all’ondata dissacrante di una serie di artisti pronti a fare le peggio cose sia sul palco che in studio. Quel tempo è passato da un pezzo e volerlo recuperare a tutti i costi è un compito che potrebbe riuscire ad un vero artista. Ma tu non lo sei. Non sei Trent Reznor.

Sei, anzi, eri un mattatore, un trasformista, per i perbenisti timorati di Dio eri sul serio l’Anticristo, l’obliquo per eccellenza tanto che qualcuno ancora si fa il segno della croce quando i tuoi concerti vengono annunciati e i tuoi testi erano La Bibbia di Satana di chi non si sentiva a posto in nessun luogo. Ma la maggior parte di coloro che hanno avuto modo di amare il concept dietro al tuo personaggio e ai tuoi superlativi album non ci casca più. Certo, ci sarà sempre un certo numero di “alternativi” che ti vedrà come il punto di riferimento di una ribellione effettivamente avvenuta ma che non ha più senso d’essere. Non in questa modalità d’eterno carnevale del grottesco posticcio. 

Cosa volevi dimostrare con questo “Heaven Upside Down”? Che sei ancora quell’Anticristo di cui sopra? O solo un quasi cinquantenne che non riesce ad abbandonare la maschera? Eppure il precedente “The Pale Emperor” era un ottimo lavoro nella seconda vita del tuo progetto. Segnava non un ritorno alle origini di chissà cosa bensì sembrava che accettassi l’età senza dover per forza usare una Delorean per tornare indietro a costo di farti ridere dietro. Un modo di utilizzare al meglio una line-up che non è più quella dei tempi d’oro, senza quel Madonna Wayne Gacy a pesare più di quel che si immaginasse e Ginger Fish a macinare groove apocalittici. Il ritorno di Twiggy sembrava averti giovato, così come l’arrivo in formazione di Gil Sharone. Cos’è successo, nel mentre?

La varietà di stili presenti in quell’album piegati al tuo inconfondibile modo di cantare facevano ben sperare per il futuro invece hai voluto voltarti indietro e dire “posso ancora farvi cagare addosso”. Non fraintendermi, qui qualcosa di buono c’è e sarebbe impossibile dire il contrario, ma riprendere il discorso industrial definitivamente abbandonato a metà degli anni ’00 è anacronistico ed è tutto tranne che genuino. Soprattutto non ti vede più in grado di tirare fuori delle hit pregne di contenuto/sentimento come in passato. Il tuo nuovo album ha due anime distinte e forse il concept è proprio questo, a ‘sto giro. Ma basterà a salvarlo da una stroncatura in piena regola?

Revelation #12, Tattooed In Reverse, il singolo apripista WE KNOW WHERE YOU FUCKING LIVE, SAY10 (con il suo ridicolo gioco di parole “You say God, I say Satan”) sono vuote riproposizioni del periodo Spooky Kids e quasi a voler dileggiare i Ministry, con i chitarroni, l’eccessiva distorsione e le grida al limite dell’inopportuno. Va detto che il peggio di te lo dai su Threats Of Romance e sulla title-track, pallidi tentativi di far convivere le due anime in questione tirando fuori uno scialbo spaccato di rock dalle palle mosce, con tanto di orpelli almost sixties da risultare vieppiù imbarazzante.

Quando invece abbassi i toni la faccenda cambia e i pezzi buoni spuntano come funghi. La ritmica sorniona ed ipersessuale di KILL4ME con le chitarre di Tyler Bates a là ultimi QOTSA fanno sognare quel tanto che basta per non togliere il disco dallo stereo. JE$U$ CRI$I$ è un mutante electro-rock che va a segno con il basso di Ramirez a pompare dalle casse portando dritti al dancefloor con i pantaloni calati e l’eccitazione in bella mostra. La ballad ad alto voltaggio Blood Honey è una carezza disfunzionale dalle movenze languide e bilancia rumorismi ed umoralità recuperando credibilità e piacevolezza, cosa che accade anche nella più spinta Saturnalia mix tra attitude punk rock e reprise edulcorata degli ultimi NIN.

Purtroppo a riportare il pollice verso è la totale assenza di spessore emotivo ed artistico nonché la mancanza di un’identità prorompente. Era il tuo punto forte, Marilyn, e ora dove l’hai messo? Non dirmi che davvero volevi riconquistare i tuoi vecchi fan con questo disco perché temo tu abbia ottenuto l’effetto contrario.

In quel famoso tempo a cui pensi d’essere tornato, caro Brian, i tuoi dischi non solo svettavano ma rimanevano impressi nell’immaginario collettivo. “Heaven Upside Down” invece è appena uscito ed è già pronto per il dimenticatoio. Forse è venuto il momento di ritirarsi.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni