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Colapesce – Infedele

2017 - 42 Records
songwriting / indie

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Tracklist

1. Pantalica 
2. Ti attraverso 
3. Totale
4. Vasco da Gama
5. Decadenza e panna 
6. Maometto a Milano
7. Compleanno 
8. Sospesi


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In passato il rosa ha già portato fortuna a Colapesce, al secolo Lorenzo Urciullo da Solarino ma trapiantato –nostalgia per il mare compresa- a Milano: rosa era infatti anche la copertina di “Egomostro“, il disco uscito nel 2015 che gli ha regalato un successo forse inaspettato, centinaia di live in tutta Italia e dozzine di recensioni entusiastiche che lo hanno paragonato a Franco Battiato o a David Byrne. Colore della copertina a parte però, “Infedele” è un disco completamente diverso, e sorprendente: professa inquietudine, curiosità per qualcosa di nuovo, metamorfosi, varietà e il rifiuto per le aspettative altrui.

Probabilmente sbagliando, l’evoluzione compositiva di Colapesce potrebbe essere descritta così: “Un Meraviglioso Declino” è stato l’elegantissimo esordio nato nella fase post-universitaria della vita, “Egomostro” ha segnato i trent’anni e la costruzione della propria identità, “Infedele” è invece la complessità, l’inquietudine e la consapevolezza di se stessi, che è un’altra cosa (“Lascia stare gli inglesi, la trap, i cassoni non fanno per te che sei nata e cresciuta a Catania” in Ti attraverso).

Musicalmente, in alcuni passaggi di “InfedeleColapesce è squisitamente riconoscibile: ci sono suoni che lo rendono inconfondibile, così come la selezione chirurgica che fa delle parole, come ad esempio in Pantalica e in Sospesi, rispettivamente in testa e in coda al disco. In tutti gli altri pezzi però compaiono scelte che mai ci si sarebbe aspettati a questo punto: un brano come Totale, classico, aperto e quasi ottimista è insolito per un autore introspettivo come lui, e certamente è il pezzo più infedele all’immagine che di Colapesce si era costruito il panorama indie. Non di meno, è curioso come un affezionato della chitarra con il fuzz scelga di farla rimanere un passo indietro nell’album, in favore di sperimentazioni come la composizione al piano, atipica per lui, o in una sola ottava (Maometto, forse il mio pezzo preferito dell’album).

In realtà “Infedele” è un disco profondamente collettivo, nonostante nello scorrere dei brani il punto di vista rimanga saldamente quello dell’autore (“Calpesto del finocchietto e si apre a festa il mio naso” in Pantalica): oltre al fido Mario Conte, a “Infedele” hanno lavorato Jacopo Incani (aka IOSONOUNCANE), Antonio Dimartino, Fabio Rondanini, Giacomo Fiorenza e Andrea Suriani -in vari ruoli- tra gli altri. In più, è impossibile pensare che i progetti extramusicali cui Lorenzo si è dedicato in questi anni, incrociando Vittorio de Seta, Alfio Antico e Alessandro Baronciani, non siano stati in qualche modo fonte di ispirazione o almeno di avventure mentre “Infedele” prendeva forma.

E da questo discende una delle caratteristiche migliori del disco: Colapesce stesso lo ha definito “tridimensionale”. “Infedele” è complesso, profondo, in cuffia rende mille volte meglio la stratificazione dei suoni. Più che un saggio è un libro pop-up, che pagina dopo pagina fa emergere chitarre comprate al Balòn, computer portatili, casse, bestie che ruggiscono, cori e parole -come lame- sovrapposte. In più di una settimana di ascolto non è possibile scoprire tutto quello che questo disco ha da dire, e questo è il migliore complimento che si possa fare a un lavoro nel 2017.

Leggi la nostra intervista a Colapesce

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