Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

WIlliam Patrick Corgan – Ogilala

2017 - BMG
songwriting

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Zowie
2. Processional
3. The Spaniards
4. Aeronaut
5. The Long Goodbye
6. Half-life of an Autodidact
7. Amarinthe
8. Antietam
9. Mandarynne
10. Shiloh
11. Archer


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Informazioni di base
Il percorso di crescita e di invecchiamento di William Patrick Corgan è arrivato a un punto di equilibrio. Il frontman degli Smashing Pumpkins è talmente tanto preso dall’idea di diventare un grezzo e ricercato intimista folk rock che alla fine risulta anche credibile. Inevitabilmente sono molto lontani i tempi di “The Future Embrace”. Corgan, infatti, ha scelto di allontanarsi da Bjorn Thorsrud, in ragione di una produzione più consapevole e indirizzata rispetto a un genere specifico. In realtà, la produzione è dello stesso Corgan, ma la mano di Rick Rubin è lì che tocca. È una questione di sicurezza che ancor di più si evidenzia nella costruzione del brano Processional, nel quale è possibile apprezzare il ritorno del buon vecchio James Iha che imbraccia la chitarra proprio come ai tempi degli Smashing Pumpkins, senza fare nulla di eccezionale fa sentire “la presenza”.

Obiettivi
Non esiste un’influenza che rappresenti una sorta di corsia preferenziale per la realizzazione di “Ogilala”. Non ci sono trucchetti o messaggi nascosti, in questo senso. Il disco è il risultato dell’abbandono della “comfort zone” da parte di Corgan. È un esperimento che ha già fatto nella vita e che questa volta ha scelto di condividere con Rubin. L’influenza del produttore statunitense è inevitabilmente marcata sul disco. Corgan ha ammesso, in più di qualche intervista, di essersi completamente affidato alle sue metodiche. È rimasto in pieno controllo del prodotto finale. Quello che troviamo su “Ogilala” è tutta farina del sacco di Corgan, ma è stato registrato presso gli Shangri-La Studios di Malibu, il “mausoleo” di Rick Rubin.

Metodi
Il disco è ovviamente piuttosto spoglio. È sorretto, quasi esclusivamente, da un’alternanza abbastanza funzionale tra piano e chitarra. In mezzo, o in sottofondo, ci sono parecchi strumenti a corda che riempiono per bene e fanno tanta aria nei brani. Pezzi come Zowie sono ben studiati per lasciare spazio solo a voce e piano. È uno dei momenti più alti del disco e “lima” quel tono agreste che, invece, rappresenta un po’ il mood dell’intero lavoro. Anche la scelta del primo singolo estratto, il brano Aeronaut, comunque più vario ed elaborato, è un’ulteriore conferma della linea prescelta. Qui è possibile ritrovare la parte più personale di un artista che, per un determinato periodo di tempo della sua lunga carriera, ha dovuto combattere contro i dubbi e le incertezze. Ma non è mai bello dire: “Ciao, sono William Patrick Corgan e non ci sto capendo più un cazzo”.

Conclusione
Ma sarà mai possibile riuscire a trovare quell’elemento che ci rende unici e che uno vorrebbe portare con sé fino alla tomba? Chi ci è riuscito si è poi sentito in pace con sé stesso, oppure lo ha utilizzato per iniziare una nuova guerra contro qualcosa o qualcuno che in precedenza riteneva essere come un fedele alleato? Se Corgan, al di là di quanto fatto con gli Smashing Pumpkins, avesse impiegato questi anni nel fare le cose perbene sarebbe sicuramente diventato più noioso di quello che è ora. Perlomeno, quel caos e quel suono che rimbombano nella testa di tutti noi quando sentiamo la sua voce possono essere utili a regalarci una mezz’ora di libertà. Lui è sempre stato un maestro in questo. Nei suoi lavori non è possibile rintracciare le metodologie del tycoon che cerca di aprire il mercato come una scatola di tonno. Tra 10 anni Corgan sarà una persona che va verso la terza età con più di qualche problema economico e psicologico. Avrà bisogno di tanto sostegno, perché gli individui con una personalità così “varia” hanno più problemi a trovare quell’elemento che li rende unici. E fino alla fine, o lo trovano o crepano malamente nella ricerca.

 

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni