Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Quicksand – Interiors

2017 - Epitaph
post hc

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Illuminant
2. Under The Screw
3. Warm And Low
4. >
5. Cosmonauts
6. Interiors
7. Hyperion
8. Fire This Time
9. Feels Like A Weight Has Been Lifted
10. >>
11. Sick Mind
12. Normal Love


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Ci vuole una certa dose di coraggio per tornare in pista dopo ventidue anni di silenzio. Ventidue anni e una nutrita lista di progetti più o meno conosciuti/importanti, dalla nicchia alla nicchia e per sempre nella nicchia. Ma tornare significa anche decidere di fare i conti col tempo che è passato, con la vita che si è creata sul e al di fuori del palco e della sala d’incisione, significa tante cose e non vorrei stare qui a menarla troppo sulla faccenda.

Così Walter Schreifelds, Sergio Vega, Tom Capone – già uscito dalla band a causa di un piccolo problema di taccheggio con conseguente arresto – ed Alan Cage aprono l’armadio e rispolverano il vestito griffato Quicksand, previa reunion for nostalgic fans only.

L’amore indefesso che provo per “Slip” e “Manic Compression”, oltre per i vari progetti collaterali o postumi come Handsome, Rival Schools e Burn, mi porta a guardare il nuovo “Interiors” con un misto di amore e diffidenza difficili da separare. Era già accaduto con “Freedom” dei Refused – ma in quel caso si trattava più di amore reverenziale che altro – ma quella è un’altra storia.

Sì, perché quel disco era davvero il lavoro della maturità di una band che ha interrotto i canoni pre-impostati dell’ormai incancrenito mondo “punk”. Questa storia è differente. Perché qui la maturità non è stata confermata pur essendo essa già presente nei due lavori di cui sopra. Quel che scorre nel mio stereo è un disco di maniera, bello, ben fatto, con tratti distintivi che racchiudono tutte le esperienze personali dei 4 in questi lunghi anni di silenzio, ma che non aggiunge né toglie niente al discorso già espresso dai nostri agli inizi degli anni ’90.

I suoni confezionati da Will Yip, esperto conoscitore del sound dell’universo post-hc tutto, creano una sensazione di bellezza immobile, ma come tutte le cose immobili, seppur belle, non danno un senso di espansione al di fuori del proprio campo visivo. La prima grande assente è l’urgenza comunicativa che fece del genere in questione colonna portante di un nuovo modo di intendere la materia puramente hardcore, in un mondo che stava diventando sempre più sfaccettato e nel quale la rabbia necessitava uno sfogo differente dalle badilate al calor bianco di Black Flag e compagnia briscola.

Nulla da recriminare alle chitarre affilate della opener Illuminant, che mischiano sapientemente il passato ed il presente-passato in una soluzione liquida di nostalgica impazienza. Come non si può dire nulla di male sulla successiva e nevrotica Under The Screw che ripesca da quel nervo scoperto che fu colonna portante e fortuna di tante band più di 20 anni fa alla stessa maniera di Hyperion e della conclusiva Normal Love, con l’unico rischio di autocitarsi restando inchiodati inesorabilmente a se stessi – che però sembra aver portato bene agli ultimi Converge.

Molto meglio quando la materia si fa più emo e le melodie divengono agrodolci umori che stingono le immagini come nella title track e Cosmonauts. Si risale ancora la china sulla tirata Fire This Time che porta il verbo post a nuovi livelli di hardcore infestandolo di cubico rock da macelleria, al solito carezzato dalla voce mai scomposta di Schreinfelds. Feels Like A Weight Has Been Lifted chiama in causa i Flipper e li scolpisce nel marmo più raffinato in circolazione incendiando senza troppi sforzi l’animo mentre l’ipnotico math rock di Sick Mind è una bella perla d’inquietudine mal celata.

In sostanza “Interiors”, come già accennavo prima, non è affatto un disco malvagio ma mostra la staticità di un genere che troppo spesso ha finito per girare continuamente in tondo privato della spinta verso nuovi campi di battaglia. Ma ai fan piacerà e tanto basta ai Quicksand. Un po’ meno a chi si aspettava qualcosa di più. Fanno bene i Fugazi a restarsene fuori dai giochi, insomma.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni