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Julien Baker – Turn Out The Lights

2017 - Matador
songwriting / indie folk

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Tracklist

1. Over
2. Appointments
3. Turn Out the Lights
4. Shadowboxing
5. Sour Breath
6. Televangelist
7. Everything That Helps You Sleep
8. Happy to Be Here
9. Hurt Less
10. Even
11. Claws in Your Back


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Capita, a volte, di ascoltare dischi che sembrano figli della stagione durante la quale vengono partoriti. È più raro, invece, conoscere persone di cui si possa dire lo stesso. Raro, sì, ma non impossibile, basti pensare a Julien Baker.

Julien Baker nasce, all’alba dell’autunno di ventidue anni fa, in una piccola città del Tennessee. È una bambina quando inizia a suonare la chitarra di suo padre, è adolescente quando inizia a vivere nel precario equilibrio fra fede cristiana e omosessualità, accettata a fatica dai genitori e dalla piccola Bluff City. Tutto ciò finisce col forgiare irrimediabilmente l’animo della giovane musicista che, a diciannove anni appena compiuti, pubblica in Ottobre “Sprained Ankle“, uno degli esordi cantautoriali più apprezzati degli ultimi tempi. Julien Baker scrive e canta di depressione, di dipendenza dalle droghe e non solo, con una freschezza e una maturità che stregano pressoché tutta la stampa di settore, mescolando folk e cantautorato con grande maestria.

Il successo riscosso dal suo debutto spiega, quindi, la grande attesa che ha preceduto l’uscita di “Turn Out The Lights“, ancora una volta in autunno. Il nuovo disco di Julien Baker prosegue il percorso avviato due anni fa e articola il discorso in maniera leggermente più complessa: rispetto all’essenzialità di “Sprained Ankle“, infatti, la cantautrice del Tennessee aggiunge qualche linea di archi, intensifica la presenza del pianoforte e insiste maggiormente sui riverberi chitarristici ma, a conti fatti, non si tratta di nulla che stravolga la sua proposta artistica. Rispetto a due anni fa, si nota una maggiore pulizia e, a tratti, anche ricerca per quanto riguarda gli arrangiamenti, che restituiscono una qualche idea di solennità in alcuni passaggi, abbracciando testi il cui afflato è spesso religioso.

A rendere “Turn Out The Lights” un prodotto d’alta classifica, ancora una volta, c’è anche la scrittura. Dopo aver mostrato agli occhi del mondo la sua straordinaria vena poetica con “Sprained Ankle“, Julien Baker riesce ad andare ancora oltre, con un lirismo catartico, ma anche disarmante e violento, intriso di spleen e spiritualità, della brama di cantare i propri demoni, a volte anche uscendo dai confini dell’io e aprendo(si) a un discorso più universale. Le immagini poetiche, spesso caratterizzate da rimandi a un senso di sacralità, manifestano la sensibilità dell’artista, alimentando un enorme pathos, elemento ancora cruciale in un disco della Baker.

Turn Out The Lights” è la conferma del fatto che Julien Baker non possa più essere definita una sorpresa o una rivelazione perché, semplicemente, è una delle più brillanti cantautrici attualmente in circolazione. A solo ventidue anni, continua a mostrare la maturità di chi ha molti più autunni sulle spalle e la sua penna scrive poesie, più che testi di classiche sad songs.

Per cui importa poco o nulla, adesso, se c’è chi giudica la sua proposta troppo poco autentica o chi si proietta nel futuro ipotizzando della ripetitività di schemi e musiche sulla lunga distanza: la colonna sonora di questa stagione, due anni dopo “Sprained Ankle“, è ancora un disco di Julian Baker, lo stesso che, meritatamente, verrà citato in più d’una rituale top ten dicembrina.

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