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Palmbomen II – Memories of Cindy

2018 - Beats In Space Records
elettronica / house / sperimentale

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Tracklist

1. I Feel Everything;
2. Pure Tibet
3. ALOHAnet
4. Seventeen
5. RTL Unifeeder
6. Peter Accepts Death
7. pyrotechnomarco
8. Forever Afsluidijk
9. IAO Industries
10. Transportzone Meer
11. Dancing & Crying
12. Ultimate Lovestory Fantasy
13. Wilco's Funeral
14. Teleac
15. Disappointment Island
16. Fat Director
17. Cyber Tears
18. Are You Friends With Amber?
19. Can It Be
20. 145
21. Dreams Always Come Thru
22. Messed It Up


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Dopo l’album omonimo di Palmbomen II, il Nostro Kai Hugo, ritorna a parlare, a ricordare, a suonare la sua elettronica. Se nell’uscita precedente, la sua tracklist era un vero e proprio elenco di nomi che hanno ispirato l’artista e, sempre sulla scia delle memorie, Palmbomen II ci riparla della sua musa Cindy che ritorna in questa nuova collezione di memorie. Hugo è un produttore molto particolare che fa uscire produzioni in maniera spontanea, senza urgenza, se non quella che lo spinge a creare. Il processo con cui ha registrato il suo primo omonimo album è difatti molto simile a quello usato per quest’ultimo. Utilizzando il mix delle tracce per Con sua sorella, Hugo istituisce la band live di questo progetto che sembra infiltrarsi in maniera più immediata rispetto alla produzione precedente.

Se nel lavoro precedente, infatti, la voce si presentava come un’eccezione e si presentava solo nel video di presentazione, qui invece entra nelle componenti primarie del disco e conduce verso spazi ignoti. La sua elettronica è d’antan, fatta di istantanee sbiadite, seppiate, in cui la polvere produce un sottofondo inconfondibile e necessario per questo sound quasi mono, con poca profondità acustica, ma con una grande spinta emotiva (si pensi alla ninna nanna di Peter Accepts Death o Seventeen). La pratica dei video è per Kai Hugo il corrispettivo visivo dell’audio: personaggi tragicomici, d’invenzione in un clima post-noir californiano (curiosità: Palmbomen in olandese è proprio la traduzione di “palme”) e nonostante tutto, questo sradicamento è percepito in quest’aura di memorie fatta da un sound molto mitteleuropeo, come le produzioni Delsin o Creme Organization, con queste ritmiche molto pronunciate e molto distaccate dallo sfondo di strati di synth (si pensi ad altre tracce come IAO Industries o Teleac). Il suo solipsismo creativo (Hugo registra e suona in solitudine, non vuole “intrusioni”) si sente anche nei riferimenti, nel suo sentire, a tratti sottile, i propri ricordi e la costruzione dei suoi personagi (Wilco’s Funeral o Fat Director o pyrotechnomarco)

Ritornano alla mente le produzioni controcorrente come quelle di Karen Gwyer, IVVVO, SUUNS, Andreas Gehm che mescolano un aspetto dark ad uno acid/altamente elettronico, per cui le tonalità mostrano sfumature diverse ma non troppo dissimili tra loro. Un album di memorie può riservare sorprese per il futuro. Il paradosso è che passato e futuro sono solo le facce di un solito disco.

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