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The Obsessed – Sacred

2017 - Relapse Records
doom / heavy metal

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Tracklist

  1. Sodden Jackal
  2. Punk Crusher
  3. Sacred
  4. Haywire
  5. Perseverance of Futility
  6. It's Only Money
  7. Cold Blood
  8. Stranger Things
  9. Razor Wire
  10. My Daughter My Sons
  11. Be the Night
  12. Interlude

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Tra tutti i gruppi heavy metal, quello che forse ha saputo più cogliere il groove e l’essenza doom dei padri Black Sabbath sono i The Obsessed.

Dopo ben ventitré anni da “The Church Within” del 1994, dopo una seri di split e singoli, arriva “Sacred”. Il leggendario Scott “Wino” Weinrich, dopo essersi dedicato più approfonditamente al progetto parallelo Saint Vitus, si trova in compagnia del basso di Reid Raley e della batteria di Brian Costantino, facendo tornare i The Obsessed una solida ed efficace realtà hard’n’heavy.

Sacred” è un disco che non aggiunge nulla di nuovo sotto i riflettori, ma è un lavoro valido e con il, ben noto, potenziale del gruppo ben in risalto. Quindi, Wino non tende a sorprendere, ma a riprendere le redini, a far vedere che il gruppo vive e che sa produrre ancora ottima musica. Si fa subito sul serio con Sodden Jackal  e Punk Crusher: inequivocabile sound stile Sabbath con ottimi spunti di energico heavy metal. Sacred e Perseverance rispettano i sacri canoni artistici che hanno reso Scott Weinrich ciò che è: riff di chitarra serrati con pesanti note epic-doom, ottimi assoli e resa di insieme, scandiscono le sue capacità di dare vita ad un connubio tra heavy metal, hard rock e blues.

Non mancano pezzi di quel rock’n roll più puro e di vecchia data, come in Cold Blood, Be the Night o Haywire, quest’ultima soprattutto sembra quasi presa in prestito dai Motörhead della buonanima di Lemmy. Non sono esattamente pezzi che ci si aspetterebbe da Wino e compagni, però godibili e abbastanza efficaci. Stranger Things e Razor Wire danno al disco quella nota di classico hard rock, attraverso ottimi arrangiamenti e buoni spunti chitarristici. I rimandi ai Sabbath continuano a riecheggiare in brani come On So Long e It’s Only Money, dove la chitarra di Wino sembra proprio essere stata partorita da quella di Jommy: tutta il papà! Anche in My Daughter My Son troviamo un buon connubio di generi introdotti da un roccioso riff iniziale che accompagna il brano verso tonalità a tratti heavy e doom. Crossroader Blues alza l’intensità del blues proprio in chiusura del disco: Wino solletica un po’ di scale sulla sua chitarra, facendo piovere riff e assoli in stile metal blues con un brano ben strutturato e con pochi fronzoli.

Sicuramente non è il miglior lavoro dei The Obsessed; niente a che vedere con “The Obsessed” o “Lunar Womb” dei primi anni novanta, ma è comunque un disco pulito, sincero e che non va tanto per il sottile. Wino ci mostra che il gruppo e la sua musica non sono cambiati. Il lavoro di Raley e Costantino è encomiabile, riescono ad imprimere la giusta energia e pathos alle melodie rocciose di Wino, anche se a volte un po’annacquate rispetto ai precedenti lavori.

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