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They Might Be Giants – I Like Fun

2018 - Idlewild
alternative rock

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Tracklist

1. Let’s Get This Over With
2. I Left My Body
3. All Time What
4. By The Time You Get This
5. An Insult To The Fact Checker
6. Mrs. Bluebeard
7. I Like Fun
8. Push Back The Hands
9. This Microphone
10. The Bright Side
11. When The Lights Come On
12. Lake Monsters
13. McCafferty’s Bib
14. The Greatest
15. Last Wave


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“Yes, no, maybe, I don’t know… Can you repeat the question?” Ve la ricordate la sigla di “Malcolm In The Middle”, telefilm di culto sbarcato in Italia nei primi anni zero? I suoi autori hanno da poco raggiunto il ragguardevole traguardo del ventesimo album. Una lunga e prolifica carriera iniziata nel 1982, benché poco conosciuta al di fuori degli Stati Uniti, dove la sistematica presenza nelle classifiche di Billboard dei loro lavori e le numerose date sold out testimoniano gli ampi consensi riscossi.

Da sempre caratterizzati da una vena umoristica giocata sul filo del demenziale i They Might Be Giants giungono al trentacinquesimo anno d’attività, a un passo dal sessantesimo anagrafico, con un disco che rivendica tale attitudine già a partire dal titolo. Purtroppo però di divertente queste quindici tracce hanno ben poco. Sia ben chiaro: non c’è nulla di clamorosamente fatto male o particolarmente irritante, il problema è che la domanda che ricorre più spesso durante l’ascolto è dunque “Sì, ok. Ma quindi?”.

I Left My Body, By The Time You Get This Note, The Bright Side e in generale una metà buona dei pezzi ci portano dalle parti dei Weezer mancando però di un tiro veramente coinvolgente e soprattutto della medesima capacità di concepire melodie memorabili. Stesso discorso per la beatlesiana This Microphone, troppo debole per lasciare qualcosa all’ascoltatore.

Qualcosa che spicca sul mare di compitini d’ordinanza c’é: la marcetta decisamente retrò dell’iniziale Let’s Get This Over With, l’apprezzabilissimo interplay jazzistico della title track  la cui tromba è veramente un tocco di classe, i richiami funky di Push Back The Hands. Troppo poco per impedire al disco di finire inevitabilmente, in quel mucchio informe costituito da quelli ascoltati un paio di volte e mai più ripresi in mano.

Simpatia e leggerezza sono qualità lodevoli nei musicisti ma se non accompagnate da un minimo di inventiva e concretezza in fase di composizione finiscono per rivelarsi fini a sé stesse. Purtroppo se la fama dei TMBG al di fuori dei propri confini nazionali deve dipendere da lavori come questo è assai probabile rimangano sempre solo “quelli della sigla di Malcom”.

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