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Fu Manchu – Clone Of The Universe

2018 - At The Dojo Records
stoner

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Tracklist

1. Intelligent Worship
2. (I've Been) Hexed
3. Don't Panic
4. Slower Than Light
5. Nowhere Left To Hide
6. Clone Of The Universe
7. Il Mostro Atomico (feat. Alex Lifeson)


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Quando penso a band come i Fu Manchu mi viene da pensare che il famoso elisir dell’eterna giovinezza esista veramente, perchè a distanza di trent’anni dalla loro nascita, il gruppo californiano riesce ancora a mantenere intatta l’esuberanza degli esordi ed una grinta invidiabile unita a doppio filo a quell’attitudine punk un po’ cialtrona e scanzonata che onestamente ho sempre trovato divertente e funzionale per i personaggi in questione, giunti ormai alla soglia del dodicesimo album in studio.

Questa considerazione non vuole assolutamente sminuire o ridicolizzare una band che ha avuto il pregio, insieme ai Kyuss, di mettere le basi ad inizio anni ’90 di un genere, lo Stoner, che poi ha visto negli anni numerosi proseliti; se nella piovosa ed uggiosa Seattle in quegli anni era in atto una rivoluzione, o rinverdimento, di un certo hard rock, al contempo succedeva sostanzialmente la stessa cosa sotto il sole e nel deserto della California, anche se forse in maniera un po’ diversa, ma qualitativamente sullo stesso livello, pur tuttavia senza godere delle fortune commerciali di alcuni amici più a nord e soprattutto dei Nirvana… i misteri della vita!

Lasciando da parte queste mie considerazioni che lasciano il tempo che trovano, “Clone Of The Universe” presenta le tipiche caratteristiche distintive del sound dei Fu Manchu, come le chitarre sempre in primo piano con distorsioni iper sature e compresse grazie all’abbondante classico utilizzo dell’immancabile Fuzz, o ancora più liquide grazie al wah wah sempre sapientemente usato, ritmi incalzanti e nervosi sempre molto lineari ed in 4/4, la voce inconfondibile di Scott Hill e quel suono ormai super collaudato, che mischia la passione e l’influenza evidente di due band seminali e fondamentali come Black Sabbath e Black Flag.

Brani come l’iniziale Intelligent Worship, il groove di (Ive Been) Hexed o la veloce Don’t Panic sono la solita botta di adrenalina ed evidenziano il lato più punk ed urgente della band, mentre la title track, Slower Than Light, e Nowhere Left To Hide mostrano l’altra faccia della medaglia, decisamente più oscura e pesante tanto debitrice alla band del buon vecchio Ozzy, ma con sempre quel pizzico di elemento disturbante ed ansiogeno tipico dei Black Flag periodo “My War” e “Slip It In“.

Nulla di nuovo quindi sotto il sole si potrebbe dire, ma in realtà i nostri 4 eroi questa volta hanno deciso di stupire mettendo un jolly alla fine, un pezzo che nella loro carriera non c’era ancora: sto parlando della conclusiva lunghissima e lisergica Il Mostro Atomico, che vede la partecipazione del chitarrista dei Rush Alex Lifeson, il quale riesce a donare con il suo contributo maggiori dinamiche al gruppo stoner oltre che lasciare un’impronta quasi prog, genere musicale che mai avrei pensato potessero lambire i Fu Manchu, superando la prova alla grande.

In definitiva “Clone Of The Universe” non fa gridare al miracolo, ma risulta comunque un lavoro eccellente, probabilmente la migliore uscita dai tempi di “California Crossing“. In questo mondo sempre meno ricco di punti di riferimento ed in continuo cambiamento i Fu Manchu rimangono sempre un’affidabile certezza.

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