Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Hollie Cook – Vessel Of Love

2018 - Merge Records
pop / r'n'b / reggae

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Angel Fire
2. Stay Alive
3. Survive
4. Ghostly Fading
5. Freefalling
6. Lunar Addiction
7. Turn It Around
8. Vessel Of Love
9. Together
10. Far From Me


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Hollie Cook è londinese, ma potrebbe provenire da qualche spiaggia assolata di qualche atollo caraibico. Al suo terzo lavoro in studio, consacra una forza espressiva figlia del reggae e del post dub, con piglio pop e voce assolata. Questi, in sintesi, i suoi cavalli di battaglia che mette in scena in “Vessel Of Love”, un buon prodotto confezionato e suonato per conciliare songwriting a esperimenti vecchia scuola, quando Lauren Aitken era el padrin de lo ska e la nostra artista, classe 1987, non era ancora in fasce.

Le vibrazioni positive dei fiati e il levare rallentato delle chitarre sono il territorio in cui il nuovo disco della Cook prende forma e si muove, crogiolandosi tra la beatitudine vocale della cantante londinese, come in party sulla spiaggia con mods e ballerini ska che la seguono mentre è intenta a riportare in vita i Wailers con canzoni come Turn It Around.

Cominciamo col dire che Hollie Cook ha il gene giusto, in quanto figlia della celebrità punk Paul Cook, batterista dei The Professionist e, soprattutto, dei Sex Pistols, e Jani Cook, cantante apprezzata e conosciuta oltre manica. Un cognome giusto, per una cantante che fa base anche nelle riunite The Slits, solida punk reggae band al femminile, e che oggi sale sui palchi con il suo carisma e la sua chioma ribelle.

“Vessel Of Love” arriva dopo l’omonimo “Hollie Cook”(2011) e “Twice” (2014), portando con sé l’animo sbarazzino di fiati, vecchie polveri di vinili reggae, e ritmi che il compianto Boy George non lascerebbe chiusi in un cassetto. Si parla di amore e di buone maniere sentimentali in “Vessel Of Love”, con un apertura in stile Mano Negra in Angel Fire e le basi alla Dub Syndacate in Stay Alive.

L’atteggiamento vira spesso verso basi pop/r’n’b, mentre la Cook convince e porta con se anche autobiografici racconti, come nel pianto di Togheter, sforzandosi di andare oltre un amore per il reggae e le sue dancehall dei sobborghi inglesi anni ‘70. In lei c’è anche la voglia di amare la musica sotto varie sfaccettature e realtà, col retrogusto soul graziato dalla sua candida voce.

Lo capiamo dalla vena vocale di Lunar Addiction e dai capogiri di Far From Me, discrete espressioni del Cook pensiero con ritmi solari e mai tortuosi. Dal lotto delle 10 canzoni, non dimenticate di Freefalling, altra prova di pregiate riflessioni sull’amore e sulla vita con alle spalle il misticismo reggae, ballabile e concreto.

Poco conosciuta in Italia, la singer della City merita probabilmente più attenzione, magari cominciando solo con l’ascolto della titletrack Vessel Of Love, canzone che non sfigurerebbe in un cofanetto della serie Trojan, solida e storica componente di un mondo musicale che con Hollie Cook mira a non essere più sommerso.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni